16/09/2008
Martedì 23 settembre, anche quest’anno, verrà eretta a Milano la Tenda del silenzio. Dalle 16 alle 21, alle Colonne di San Lorenzo (corso di Porta Ticinese), sarà aperta a chi vorrà sostare in silenzio. Il tema sarà “Verso la convivenza: disarmare il denaro”.
L’iniziativa è promossa dai frati e dalla comunità ecclesiale di S. Angelo, con la collaborazione di Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Cadr, Comunità di S. Egidio, Ecumenismo e dialogo della diocesi di Milano, Forum delle religioni, Libera, “Mamme a scuola”, Medici volontari italiani, “Neve Shalom Wahar as salam” e Pax Christi. Aderiscono Ambrosianeum, Ass. Panafricana, Ass. Immigrati eritrei, Casa per la pace di Milano, Comunità salvadoregna, Decanato Vigentino – tavolo “Servire la pace”, Gioventù francescana, Ordine francescano secolare, Sae; con il patrocinio della Presidenza del Consiglio comunale e della Provincia di Milano.
La proposta è nata nel 2002, quando un fermento di pace ha percorso credenti e non credenti che dopo l’11 settembre 2001 dicevano no al terrorismo e alla guerra, nonostante la paura. Il silenzio è paradossalmente diventato uno strumento di dialogo: quando le parole, i simboli laici o religiosi, le appartenenze possono costituire un ostacolo e un motivo di offesa reciproca, trovarsi in una tenda spoglia a testimoniare in silenzio il desiderio di pace diviene un segnale forte per tutti.
Alcuni episodi accaduti di recente a Milano e in Italia hanno accentuato le paure, i pregiudizi e le incomprensioni verso i molti che giungono in città con l’intenzione di convivere con la comunità locale. Questa spesso è chiusa in difesa, non solo delle proprie radici, ma anche di interessi economici. Così il denaro può divenire ostacolo alla convivenza tra le singole persone e tra le diverse culture e religioni.
“Disarmare il denaro” allora è aprirsi al bene comune, uscire dalla logica individualistica, considerare il denaro uno strumento per un benessere condiviso. «Noi crediamo che pace sia riconoscere in ogni essere umano la dignità e la capacità di essere attore del proprio destino e di quello della comunità in cui si trova a convivere contribuendo al suo benessere materiale – sottolineano i promotori -. Pace è lasciarsi interrogare dalla povertà degli altri per rileggere il proprio stile di vita. Pace è vincere le paure spesso irrazionali, riconoscere i meccanismi che generano solitudine e pregiudizi e che rischiano di condurre a una violenza xenofoba e razzista. Pace è anche aprirsi vicendevolmente ad altre culture e ad altre religioni per conoscerle e capirle, è saper distinguere tra i comportamenti antisociali o criminali di pochi e l’aspirazione a una vita e a un lavoro dignitosi per ogni persona, spesso costretta a lasciare le sue terre a causa della povertà, della guerra o delle dittature».