Una folla composta e festosa ha assistito il 25 maggio alla cerimonia di beatificazione di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993. Quasi 100 mila fedeli hanno accompagnato al Foro italico di Palermo il rito condotto dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato di Papa Francesco, che ha dato lettura della lettera apostolica con cui don Puglisi è stato iscritto nel novero dei beati. Un boato di gioia ha accompagnato lo svelamento della foto del martire palermitano e l’ingresso del reliquiario.
Un ritratto del beato
È stato monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace e postulatore della causa di beatificazione, ad illustrare ai presenti la vita di don Pino. L’arcivescovo di Palermo cardinale Paolo Romeo, che ha officiato la celebrazione eucaristica, ne ha tracciato un ritratto nella sua omelia, descrivendolo come «un padre discreto e accogliente, che sapeva di umano e di sovrannaturale insieme». Un padre «che si lasciò interpellare dai bisogni del territorio e della gente affidata alle sue cure, soprattutto i piccoli e i poveri». Fu soprattutto a Brancaccio che il beato Puglisi «trovò bambini e giovani esposti alla “paternità” falsa e meschina della mafia del quartiere, che rubava dignità e dava morte in cambio di protezione». Ad essa don Pino «sottrasse consenso e manovalanza con la sua azione di evangelizzazione e promozione umana».
Le autorità presenti
Tra i vescovi intervenuti alla celebrazione, anche il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. Il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone ha inviato un messaggio alla Chiesa palermitana augurando che «l’esempio e l’intercessione di don Puglisi continui a suscitare nella comunità ecclesiale e civile risposte generose e coerenti alla chiamata di Cristo». Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto pervenire ai partecipanti la sua «personale vicinanza alla figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile». Tra le autorità presenti il presidente del Senato, Piero Grasso, e il vicepremier Angelino Alfano.
Le voci del Foro italico
In mezzo alla folla di fedeli, moltissimi i giovani che hanno voluto testimoniare la propria ammirazione verso questo sacerdote che mise i ragazzi al centro del proprio percorso pastorale. Tra loro un gruppo di scout messinesi: «In questi mesi – spiegano – ci siamo confrontanti più volte sulla figura di padre Puglisi, e oggi ci è sembrato giusto essere qui per proseguire un percorso di legalità orgogliosamente intrapreso da siciliani». Ad un passo da loro gli scout di Penne (Pescara), che definiscono don Puglisi «un esempio da seguire, un uomo che ha portato avanti la sua missione senza paura, pur consapevole dei rischi che correva». Massimo Schiera, tra i responsabili del Servizio diocesano di Pastorale giovanile di Palermo, sottolinea: «Quasi nessuno di noi, per motivi anagrafici, ha conosciuto don Pino, eppure abbiamo sentito molto parlare di lui. Il suo più grande insegnamento resta l’invito affinché ognuno faccia la propria parte, senza aspettare gli altri». La signora Angela Sechi, sposata e madre di cinque figli, ha invece un ricordo personale del martire palermitano, che risale ad un incontro vocazionale di trent’anni fa. «Era un uomo mite – racconta – di una semplicità così disarmante da far paura».
La veglia della vigilia
Alla beatificazione del sabato mattina, la Chiesa di Palermo si è preparata per settimane, con una serie di appuntamenti culminati nella serata del venerdì con la veglia di preghiera organizzata a Brancaccio, sul terreno dove presto sorgerà una chiesa intitolata a padre Puglisi. Un incontro animato dalle riflessioni del cardinale Paolo Romeo. «Don Puglisi – ha detto – si nutriva della parola di Dio e la testimoniava ogni giorno nei suoi gesti. Il Vangelo è stato alla base di tutta la sua opera, e del cammino di giustizia e legalità che ha saputo indicare a chi lo ha seguito». Don Pino ha «formato le coscienze, predicato il perdono, testimoniato che non si può e non si deve scendere a compromessi con chi pratica il male»: questa è la sua più grande eredità.