«In questi ultimi giorni la situazione ad Aleppo è molto difficile. Due giorni fa, nel quartiere di al-Farqan, zona sotto il controllo del governo a ovest di Aleppo, una scuola è stata colpita da un missile lanciato dai ribelli, tanti bambini sono morti, altri sono rimasti feriti. Ti mando alcune immagini. Nessun luogo è sicuro, non sappiamo quando e dove il missile cadrà. Nonostante questo, anche se non capiamo, confidiamo nel Signore, perché Egli è la nostra speranza. Uniti nella preghiera». Questo è il messaggio inviato ai primi di dicembre da padre Ibrahim Alsabagh a don Andrea Plumari, coadiutore della parrocchia di San Michele Arcangelo di Precotto, da otto mesi gemellata con la comunità latina di cui il frate siriano, 45 anni, è vicario episcopale e responsabile.
Già in Quaresima la parrocchia milanese aveva raccolto una considerevole somma destinata alla Chiesa latina di Aleppo per la costruzione di un pozzo. Poi il 28 maggio padre Ibrahim è stato ospite in parrocchia insieme al vescovo rumeno Florentin e ha portato la sua testimonianza. Quindi i giovani sportivi dell’oratorio hanno accolto con entusiasmo l’invito di don Andrea e del parroco don Giancarlo Greco a proseguire e consolidare il ponte di solidarietà. «Abbiamo messo la lente di ingrandimento su Aleppo, ma in realtà di queste situazioni ce ne sono infinite – dice don Andrea -. Dopo la testimonianza di padre Ibrahim abbiamo deciso di non rimanere indifferenti. Con la società sportiva dell’oratorio si è deciso di dedicare parte dei fondi raccolti per la ristrutturazione degli impianti sportivi alla comunità di padre Ibrahim, per sostenere diverse necessità: la costruzione del pozzo, l’acquisto di medicinali, la fornitura di corrente elettrica alle famiglie della parrocchia».
In novembre, durante un collegamento via Skype, padre Ibrahim raccontava: «Il momento attuale è molto, molto difficile. Ho avuto ultimamente anche parecchi fedeli degenti negli ospedali. Ciao, carissimi. Grazie di avervi visto. E rimaniamo uniti». Così, durante l’Avvento, sulla balaustra dell’altare, sei ceri con la scritta «Aleppo» sono stati accesi durante le Messe festive. Ma le iniziative nel tempo di avvicinamento al Natale sono state diverse: cartelloni illustrativi della situazione in Siria; bambini chiamati a realizzare disegni da inviare ai loro coetanei di Aleppo; la festa di Natale (questa domenica) organizzata allo scopo di pregare, riflettere, pranzare insieme e raccogliere fondi; una mostra di acquarelli; la vendita di copie del libro di padre Ibrhaim Un istante prima dell’alba. «Unendoci all’iniziativa lanciata dal Ministro generale e Custode di Terra Santa, ogni domenica durante la Messa un bambino ha letto la preghiera dei bambini per la pace», racconta don Andrea.
Tutti segni di attenzione riguardo un’emergenza che richiede aiuti immediati: grazie al gemellaggio si sta sviluppando un cammino educativo e di sensibilizzazione importante per entrambe le comunità cristiane, e non solo. «Quando la guerra sarà finita vogliamo aiutarli a ricostruire luoghi di educazione per i loro figli – riprende don Andrea -. Raccogliamo soldi, ma soprattutto vogliamo sviluppare un autentico gemellaggio e andare anche a visitare la comunità ad Aleppo. Parlare con le persone, vedere la loro situazione, credo sia un’azione educativa per noi. Questo ci permette di renderci conto della ricchezza che abbiamo, di non sprecare la vita o il tempo». Per dirla con le parole di papa Francesco, «per capire un problema bisogna andare in periferia».
di Silvio MENGOTTO