Sono tante le questioni che il vicario episcopale monsignor Armando Cattaneo racconterà martedì al cardinale Angelo Scola durante la sua visita nella Zona pastorale V di Monza. «Innanzitutto gli parlerò della gente della Brianza – spiega monsignor Cattaneo -, che gareggia in iniziativa e produttività con quella del Lecchese, anche nel fornire arcivescovi alla Diocesi!».
In realtà la gente anche in Brianza è in vorticoso rimescolamento. La popolazione della Zona è di 865 mila abitanti. In 10 anni è cresciuta di 90 mila persone: 63 mila di questi nuovi cittadini sono stranieri e 27 mila sono arrivati da Milano e hinterland. «A me sembrano sempre rivelatrici quelle che ci appaiono come contraddizioni». Eccone alcune, tra quelle che il vicario elencherà al cardinale Scola: «Si sbraita “dagli al musulmano!” e da trent’anni la Brianza esporta nei Paesi arabi. Si vota come si vota eppure all’inizio dell’estate scorsa si sono accolti 17 nuovi profughi ogni giorno. Gente che va in chiesa manda i figli al Parco anziché in oratorio (mille quest’estate a 250 euro la settimana) e gente che in chiesa non ci va, manda i figli nelle scuole cattoliche (in Brianza la maggior concentrazione d’Europa)». E ancora, rivolgendosi al Cardinale: «La gente di Brianza “ci tiene molto” alla Chiesa, ma più per dirle che cosa fare che per ascoltarlo da lei! Chiede molto alla Chiesa, quasi “pretende” attenzione e “relazioni significative”. Ma fatica ad accettare relazioni con l’intera comunità cristiana e non solo coi preti… e coi preti che dice lei. La gente di Brianza però riconosce e apprezza “i fatti” e le persone che li compiono. Persone e fatti buoni arrivano al cuore anche di quell’80% di popolazione che non viene settimanalmente a Messa. La gente di Brianza si dice che legga poco, ma poi è tra le pochissime in Diocesi ad aver conservato il suo settimanale cattolico, Il Cittadino, che è vicino alle nostre realtà con la forza delle sue 30 mila copie tutte concentrate qui. Come si vede le contraddizioni, vere o presunte, rivelano, eccome!».
Entrando nello specifico, invece, monsignor Cattaneo parlerà della Chiesa della Brianza. «La Zona è segnata da una coincidenza evangelica: la rete della pesca miracolosa dopo la risurrezione di Gesù (Gv 21) conteneva 153 grossi pesci, la Zona di Monza e Brianza raccoglie 153 parrocchie, mediamente “grosse” e raccolte in 8 Decanati. La gran parte di queste parrocchie (131) lavora ormai insieme in 34 Comunità pastorali. Nella Zona ci sono 300 preti, 180 con incarichi pastorali. Fra tre anni scenderanno a 150, la metà, a causa dell’anzianità. Onestamente si cammina – continua monsignor Cattaneo -. Certo è un passo un po’ da obesi, perché strutture, tradizioni e attività sono un corpaccione pesante da noi, ma Tettamanzi ci ha ammoniti: “Fare meno, fare meglio, fare insieme”».
«Monsignor Serenthà sognava una Chiesa più sciolta e libera – continua il vicario -. Qui ci si prova. Riconosciamo che in Brianza si fatica a lavorare insieme, in rete, in comunione. Le parrocchie sono vissute più sul confronto che su comunione, collaborazione e corresponsabilità. Eppure devo attestare la disponibilità da parte delle comunità cristiane, preti e laici, a rinnovarsi nel nuovo stile della Pastorale d’insieme. Nel costituire ciascuna nuova Comunità pastorale la spinta decisiva è sempre venuta dai laici che sono la nuova frontiera: stanno negli ambienti di vita, sciolti come sale e lievito nella società, non più asserragliati in parrocchia. Sono da valorizzare, ma prima ancora sono da “liberare” della libertà dello Spirito. Certo, perché emergano lasciamoli esprimere. I 1600 laici eletti nei nuovi Consigli pastorali della Zona, per cominciare. Hanno davanti quattro anni per lasciare un segno buono e coraggioso nelle loro realtà».
Caritas e sale della comunità rispondono alle diverse povertà
Alla domanda di raccontare qualcosa di speciale che si fa nella Zona pastorale di Monza, mons. Armando Cattaneo, cerca di sottrarsi. «Gli eventi, le iniziative forti sono preziosi perché danno visibilità anche all’ordinario quotidiano. E in Brianza siamo bravi nelle cose “speciali”. Sappiamo vendere bene. Ma proprio per questo proverei a sottrarmi alla domanda. Anche in Brianza infatti si sta puntando a una presenza di Chiesa che sceglie di accompagnare le persone più che di capitanare le falangi. Vorrei semplicemente segnalare una duplice presenza: la Caritas e le Sale della comunità. Possono sembrare due realtà molto diverse fra loro e lo sono. Ma hanno in comune il loro stare “sulla soglia”. O, molto più realisticamente, “al fronte”. Su due fronti diversi: quello delle povertà soprattutto di chi viene da fuori e dei nuovi arrivati anche nostrani, alla mensa dei poveri, la Caritas. Sul fronte della miseria culturale e quindi anche spirituale, le Sale della comunità. Entrambe arrivano ad avere una presenza quasi in ogni nuova Comunità pastorale appena costituita. È la traccia di una realtà molto “prossima”, innervata, capace di irrorare ogni angolo della Zona pastorale. La Caritas in Zona è fortemente radicata, arriva a dare segnali di presenza spesso coraggiosi e non usuali. Le Sale della comunità sono numerose, attivissime, raggiungono con teatro, cinema, cineforum e conferenze centinaia di migliaia di persone all’anno che spesso non coincidono con le persone che frequentano le chiese».