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Media & minori: una sfida per l’educazione LE CUFFIE FANNO MALE ALLE ORECCHIE?

9 Ottobre 2007

Una psicologa, ricercatrice dell’Università San Raffaele di Milano presso il corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, si è lasciata provocare dal messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali (“I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione”), offrendoci stimoli per riflettere sull’uso dei new media da parte degli adolescenti.

di Stefania Perduca

Il confronto tra generazioni è da sempre confronto tra due mondi, incontro tra realtà che cambiano. Oggi la sfida si traduce nell’avere istituzioni educative ufficiali meno riconosciute e canali di comunicazione più rapidi e diffusi che acquisiscono maggiore credibilità. Ma prima di tutto chiediamoci, quali bambini e quali media? Scegliamo una risposta: bambini cresciuti, gli adolescenti; e new media, internet. Scegliamo anche un utilizzo di questo media, proprio per rispettare il significato della parola, strumento: scaricare musica.

Quante cose ci vengono in mente: lecito/illecito, case discografiche, mp3, iPod, ore di connessione… I dati sono significativi: secondo una ricerca svolta nel 2005 dalla European Interactive Advertisng Association, l’associazione dei proprietari dei mezzi di comunicazione interattivi, i ragazzi dai 15 ai 24 anni passano meno tempo davanti a media tradizionali e preferiscono impiegare più tempo in rete. Lo studio dice che èla musica a dominare poiché Internet mette a disposizione un mezzo meno costoso e più comodo per acquistare e scaricare brani. Un quarto dei giovani tra i 15 e i 24 anni compra sul Web la musica che prima acquistava nei negozi.

Una ricerca del 2006 svolta da Gestimpresa per AIE rileva che il 91% dei giovani utilizza abitualmente internet e il 51% possiede un lettore Mp3 o iPod. Il 42% dei giovani intervistati racconta di utilizzare internet per condividere le proprie idee nella chat, i propri scritti nei blog o nei forum, i propri file soprattutto musicali: l’attività di file sharing è un metodo di condivisione che permette di accedere a libri, film o musica senza pagarli. Torna in auge il baratto! Questo fenomeno è noto anche come P2P, Peer to peer, scambio alla pari.

Legale o illegale? Lo scambio di prodotti protetti da diritto d’autore è illegale, mentre esistono siti nei quali è possibile scaricare musica o film legalmente a un prezzo molto basso. Tra i navigatori tuttavia si diffonde l’idea che scambiare materiale non sia fuori legge. Da una parte la rete con il famoso anonimato, che garantisce anche nelle chat, consente di fare cose con la sensazione di non incidere sulla realtà, di non essere visti. Pensiamo al fenomeno di Second Life, sito nel quale posso appunto costruirmi una vita con tanto di professione, casa, soldi da spendere. Inoltre lo scambio in rete di informazioni, pensiamo anche a Wikipedia, è talmente diffuso e ormai abituale che pone la questione di cambiare le regole: perché non devo avere il diritto di scambiare ciò che possiedo?

Mp3 e iPod, nuovi cugini dimagriti e alleggeriti dei walkman, già ai loro tempi criticati perché isolavano dal mondo e forse facevano anche male alle orecchie. Cosa fanno di diverso i parenti moderni delle “cuffie”? Alle orecchie, non lo so. Credo sia interessante come tutto ciò che riguarda internet l’aspetto della quantità: posso avere tantissime canzoni disponibili su un solo supporto e posso ottenerle rapidamente appena uscite sul mercato, senza costi e senza obblighi di dover acquistare un intero album. I ragazzi hanno quindi a disposizione un patrimonio musicale vasto al quale attingere, così come tante informazioni da leggere, numerose attività che possono essere svolte con e sul web. Scaricare musica risponde quindi a un bisogno culturale, di essere informato sul fronte musicale, e di divertimento, ascoltare appunto musica piacevole. Nuovi vestiti dunque per vecchie attività: vinile, cassetta, cd, iPod.

Altro bisogno è quello di relazione: mettere in comune ciò che è mio per scambiarlo con gli altri. In questo senso la rete può anche sviluppare la creatività di chi vi accede e rispondere quindi a bisogni espressivi, per esempio sul mio blog posso scrivere i miei pensieri ma aggiungere anche file musicali che mi descrivano. Creatività che si esprime anche nell’utilizzo di questi materiali che hanno linguaggi diversi: verbale, iconico, musicale e che gli adolescenti maneggiano con facilità e capacità di trasformazione e di sintesi.

Educare allora in che senso? Il ruolo degli adulti a mio parere può essere quello di informarsi sulle nuove potenzialità degli strumenti, accettando che dai figli si può anche imparare. Un po’ più che informarsi può essere familiarizzare con questi strumenti, anche come forma di dialogo coi propri figli, come modalità di accedere al loro mondo. Il terzo spunto è quello di ricordare che sono strumenti da utilizzare come tali, avendo in mente gli obiettivi per i quali li utilizzo e ponendo un limite alla relazione con questi: le ore di connessione infatti sono ore che possono essere trascorse anche in altri modi. Un adulto può avere quindi il compito di intercettare i bisogni del ragazzo e di indirizzarlo verso forme di realizzazione che contemplino non solo il web. Prima della Second Life, proporre la Real Life. Senza pensare subito che internet faccia male alla salute… un po’ come le cuffie alle orecchie!