Sono stati celebrati questa mattina alle 10 nella Basilica di S. Stefano a Sesto S. Giovanni i funerali di don Raffaello Ciccone, il sacerdote che per tutta la sua vita è stato a fianco dei più deboli e dei lavoratori. Avrebbe compiuto ottant’anni il prossimo agosto, è morto all’alba di giovedì 30 aprile, proprio alla vigilia del Primo maggio. Una autentica folla ha riempito la Basilica per l’estremo saluto a don Raffaello: personalità della politica e dell’amministrazione locale, a partire dal sindaco di Sesto Monica Chittò, figure del movimento sindacale e dell’associazionismo e tanti aclisti, presenti per salutare chi per vent’anni è stato l’assistente – ma più ancora l’amico – delle Acli milanesi e lombarde.
Le esequie sono state presiedute dall’Arcivescovo emerito di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, compagno di studi di don Raffaello in anni lontani, affiancato dal Vescovo ausiliare monsignor Pierantonio Tremolada e da numerosissimi sacerdoti. All’inizio della cerimonia è stato letto un messaggio di condoglianze dell’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, che ha ripercorso gli anni del lungo servizio di don Raffaello alla Chiesa milanese «Un ministero intenso e svolto sempre con passione nei tanti incarichi che ha ricoperto – ha ricordato Scola -. Assunse l’incarico dell’Ufficio della vita sociale e del Lavoro in anni complessi e difficili, ma don-Raffello sapeva ascoltare, mediare per cercare una soluzione che non gravasse sulla vita delle famiglie delle comunità della nostra diocesi».
Nella Liturgia della Parola, al posto delle letture ordinarie, sono stati proposti due brani della Passione e morte di Gesù, culminati con il Vangelo della Resurrezione e della missione dei discepoli. Nella sua densa omelia il cardinale Tettamanzi ha ricordato come don Raffaello fosse essenzialmente «uomo della Parola», meditandola sistematicamente e insegnando agli altri ad amarla e a leggerla. «Sono convinto – ha concluso il Cardinale – che accogliendolo in Paradiso il Signore gli dirà: hai sofferto tanto con Me don Raffaello, ora entra nella Mia gioia per l’eternità».
Un momento particolarmente intenso si è avuto alla fine della Messa esequiale, quando una delle sorelle di don Raffaello ha letto un saluto al fratello, ricordando momenti di vita familiare, le difficoltà di conciliare la sua intensa attività intensa col rapporto con i congiunti e gli ultimi momenti, quelli della malattia, in cui il pensiero di don Raffaello, mentre il corpo cedeva, era fisso alla bellezza del mondo come riflesso dello splendore di Dio, alla necessità di guardare ai lavoratori, ai giovani, ai più deboli, alla promozione dei loro diritti in una società più giusta.
A nome delle Acli di Milano ha parlato il presidente provinciale Paolo Petracca, che ha ricordato gli anni della presenza di don Raffaello in via della Signora, dove fu maestro e sacerdote «insegnandoci la preghiera del lavoro, il Padre Nostro; esortandoci a collaborare nella parrocchia, mostrandoci come la Parola frequentata quotidianamente è la fonte che davvero disseta ed è il fuoco che mai si estingue».
Al termine della Messa un gesto semplice, che don Raffaello avrebbe amato: una copia della Bibbia è stata firmata da tutti coloro che hanno partecipato alla Messa (la prima firma è stata quella del cardinale Tettamanzi) e successivamente verrà collocata nella cappella di via della Signora, per ricordare un sacerdote che della Parola di Dio fece il centro della sua vita.