Giovedì 20 ottobre la Visita pastorale feriale del cardinale Angelo Scola farà tappa a Magenta. Alle 21 l’Arcivescovo incontrerà i fedeli del Decanato presso la Basilica San Martino V (via Roma 39). Abbiamo chiesto al decano, il canonico Emanuele Salvioni, parroco della parrocchia di San Giovanni Battista a Robecco sul Naviglio, di presentarci questo appuntamento.
Come si svolgerà l’incontro?
Il Cardinale ci ha chiesto di preparare alcune domande. Così abbiamo diffuso nelle parrocchie alcune cartoline in cui i laici potevano scrivere i loro interrogativi. Sono stati poi consegnati al Consiglio pastorale decanale, insieme a quelli formulati dai Consigli pastorali parrocchiali, e li abbiamo raggruppati per tematiche. Appena abbiamo saputo il giorno della Visita l’abbiamo comunicato e abbiamo poi organizzato alcuni momenti di preghiera.
Come siete organizzati nel vostro territorio?
Allungato sull’asse che esce da Milano a ovest verso il Ticino, il territorio del nostro Decanato è vasto e comprende 19 parrocchie. La strada della comunione ha visto costruire due Comunità pastorali a Bareggio e a Magenta. Le parrocchie che formano unità pastorali, lavorando in aree omogenee, sono Marcallo con Casone, Boffalora e Mesero, Vittuone e Sedriano, Corbetta, Cerello e Santo Stefano, Ribecco e Costerno.
Quali sono le maggiori problematiche?
Siamo collegati con Milano grazie alla ferrovia che passa da Magenta. Abbiamo quindi gli stessi problemi della città metropolitana. Alcune ditte hanno chiuso, altre stanno attraversando una fase di riorganizzazione. Se molte dinamiche, come la crisi economica, sono molto simili a Milano, qui l’appartenenza è invece molto più radicata, le persone tengono molto di più alle tradizioni familiari, alla vita sociale: c’è insomma un maggiore attaccamento al territorio.”
L’immigrazione è consistente?
A Magenta c’è la comunità Intrecci della Caritas, dove si trovano 300 rifugiati, mentre in una cascina tra Magenta e Marcallo ci sono 30 persone, soprattutto donne con bambini e famiglie. La prima dà più preoccupazione agli abitanti del territorio perché non si sa cosa succederà, se il diritto d’asilo verrà concesso o no, mentre la seconda è più omogenea e genera minore tensione. Ci sono poi comunità di immigrati più vaste a Bareggio, Vittuone e Corbetta, con tantissime nazionalità e formate da flussi migratori precedenti. Certo, siamo molto lontani dai numeri di Milano. A Robecco, per esempio, gli immigrati sono il 6%, negli altri Comuni si raggiunge l’8%. Ci sono poi alcuni preti stranieri: due polacchi, uno indiano, uno camerunese e uno del Mozambico. Si tratta di persone ospitate qui soprattutto per motivi di studio, ma che offrono davvero un bel servizio per tutta la comunità”.
Giovani: a che punto siamo?
Non sono presenti solo in oratorio, ma appartengono anche a movimenti nella città di Milano. A livello parrocchiale in questo momento c’è stato un cambiamento di tutti i coadiutori e dunque abbiamo avuto un avvicendamento, come sempre succede in questi casi. Negli oratori c’è molta collaborazione con i laici che spesso rivestono anche incarichi di responsabilità. Si tratta insomma di un’organizzazione forte, che tiene ancora. A frequentare sono soprattutto gli adolescenti. Nell’oratorio estivo ci sono 400-500 ragazzi con circa 80 adolescenti come animatori. A livello universitario c’è più partecipazione ai movimenti a Milano. Alcuni scelgono inoltre di essere educatori o di impegnarsi nel mondo della carità, ma i numeri sono molto inferiori a quello che si vedeva negli anni Settanta o Ottanta.
Quali le sfide per il futuro?
Nel nostro Decanato sorge il Santuario di Meseno, dedicato a Santa Gianna Beretta Molla. Vorremmo quindi realizzare alcuni cammini per valorizzare in modo concreto le provocazioni di questa Santa: dall’accoglienza dei pellegrini alla preparazione di itinerari parrocchiali dedicati alla pastorale della famiglia, ai corsi biblici. Vorremmo riscoprire la pastorale famigliare nell’ordinario.