«Il tema della rievangelizzazione è oggi molto sentito sia nella Chiesa cattolica, sia in quella ortodossa, non solo a livello teologico, ma anche magisteriale. Il messaggio che ci ha inviato il Papa ci invitava a trovare nuove strade, linguaggi e metodi creativi per annunciare Cristo. Ne abbiamo parlato a lungo, non solo a livello teorico, valutando le difficoltà culturali rispetto all’esperienza della fede, ma anche considerando proposte pastorali concrete, sia da parte cattolica, sia da parte ortodossa». Così, monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare di Milano, intervistato da Fabio Colagrande per Radio Vaticana (audio in allegato nel box a sinistra), racconta l’esperienza del XIV Simposio intercristiano, cattolico-ortodosso, organizzato dalla Pontificia Università Antonianum di Roma e dall’Università di Salonicco, svoltosi nella città greca dal 28 al 30 agosto. Il tema dell’edizione 2016, apertasi con un messaggio di Papa Francesco e un saluto inviato dal Patriarca ecumenico Bartolomeo, era «Evangelizzazione e Rievangelizzazione nell’Europa del XXI secolo».
Nessuna egemonia
«Si è visto soprattutto un ritorno di attenzione per la testimonianza cristiana – spiega Martinelli -. C’è stato un dibattito molto libero, ma ci siamo trovati tutti d’accordo che il metodo per rievangelizzare l’Europa oggi non può essere quello dell’imposizione della fede o quello della ricerca dell’egemonia. Non è tempo per il proselitismo, ma per la libera testimonianza capace di incontrare l’uomo europeo con tutte le sue fatiche e contraddizioni. Come ha detto più volte papa Francesco, riprendendo parole di Benedetto XVI, il cristianesimo si diffonde per attrazione e quindi tramite la testimonianza negli ambiti della vita quotidiana fra le persone. È un modello di Chiesa che assume completamente l’istante presente in cui ci troviamo a vivere e ne fa lo spazio per la testimonianza cristiana. La strada è quella di una presenza coraggiosa, umile e forte dei cristiani attraverso la testimonianza di vita».
Una liturgia dopo la liturgia
«Mi ha colpito molto che negli interventi dei professori di teologia ortodossa il nesso fra l’Eucarestia e l’evangelizzazione sia tornato molte volte – spiega ancora -. Si è detto che in fondo il processo di testimonianza ed evangelizzazione è una liturgia dopo la liturgia. Una sorta di dilatazione del mistero celebrato che si fa incontro a tutti i nostri fratelli e sorelle». «È un aspetto che pone una profonda unione fra la celebrazione e la vita quotidiana del cristiano – continua il presule -, perché la liturgia eucaristica sostiene e fonda la presenza del cristiano in tutti gli ambiti della società, per affrontare i problemi e portare la speranza. È un legame che supera la dicotomia fra una vita dentro la Chiesa e fuori dalla Chiesa e pensa al Mistero eucaristico come qualcosa che ci invia dentro al mondo come fermento umile, ma sincero e franco».