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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Messa

Il dolore di Lecco
per le tre giovanissime albanesi

Grande partecipazione alla celebrazione presieduta nella basilica di San Nicolò dal Vicario episcopale monsignor Rolla in ricordo delle tre sorelle uccise domenica scorsa dalla madre. Il conforto dell'Arcivescovo ai familiari delle vittime

di Marcello VILLANI

13 Marzo 2014

Oggi a Lecco è lutto cittadino. Alle 12, nelle scuole e negli uffici, sarà osservato un momento di silenzio. La città è pronta a fermarsi, ma già da ieri sera si è stretta intorno al padre delle piccole Sidny, Keisi e Simona Dobrushi e ai parenti. Fino alle 23 di questa sera, alla Casa sul Pozzo – comunità da sempre in prima linea per l’integrazione – continuerà la processione di lecchesi che ieri hanno omaggiato la camera ardente. Alle 19, poi, anche il Console generale d’Albania a Milano, il prefetto di Lecco Antonia Bellomo, il presidente della Provincia Daniele Nava e il sindaco Virginio Brivio daranno l’ultimo salute alle tre piccole lecchesi.

E ieri sera, nella Basilica di San Nicolò, più di mille persone hanno accolto i parenti delle tre piccole vittime e hanno ascoltato l’omelia del vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla. Rivolto ai parenti in prima fila, il Vicario ha spiegato: «Abbiamo pensato di convocare la nostra comunità cristiana perché non abbiamo altro da darvi che il nostro Gesù Cristo Crocifisso, che è il nostro tesoro. E noi siamo il suo». Rolla ha poi ricordato come l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, abbia chiamato al telefono per portare il suo saluto e il suo conforto ai parenti e alla comunità lecchese. Domenica in Duomo aveva parlato di «cuore trafitto». «E nel cuore trafitto c’è sangue – ha continuato Rolla -. Con questo gesto vogliamo non disperdere questo sangue, ma raccoglierlo con la bocca, il costato, le mani di Gesù ed è in questa prospettiva che siamo arrivati a questa Eucaristia. Di domenica diventa qualche volta noiosa, distratta, a volte non ci sembra che sia utile perché andiamo veloci, mentre in questa realtà non abbiamo altre parole che questa. Il Signore ci dice: “Fate così. Pregate”».

Anche il fatto che la lettura del giorno fosse l’episodio di Caino e Abele, è stato visto come un segno: «Tutto quello che sta capitando a Lecco, nei cuori di chi vive qui, sta scavando qualcosa che deve restare. Innanzitutto, l’apertura al prossimo, la solidarietà. E sulla storia di Caino e Abele, del fratello che ha ucciso un altro fratello, Gesù ci dice: “Continuate a raccontare questa storia. Perché questa esperienza l’ha passata anche il Figlio Gesù attraverso il tradimento, la sconfitta, la distanza, la bugia, l’incomprensione”».

Rolla ha sentito la comunità lecchese unita: «Da questa terribile esperienza, abbiamo sperimentato l’idea di unirci con naturalezza per cercare di cogliere una condivisione che possa in questa città trovare una strada diversa del vivere insieme. Non abbiamo la fregola di pensare che siamo tutti convertiti alla condivisione e alla fratellanza, visto che questi concetti devono passare attraverso l’esperienza personale, che a sua volta deve passare anche dall’odore e dal sapore delle persone che non ci piacciono. Ma questa unità ci fa sperare per i più piccoli, per chi cerca una casa comune».

Ma il Vicario ha usato parole forti per descrivere quanto successo: «Forse questo schizzo tremendo può essere il punto, la goccia che fa traboccare il vaso. Il vaso della misericordia, quando invece potrebbe traboccare il vaso della vendetta, perché il sangue chiama sangue. Per noi credenti, invece, il sangue richiama la salvezza. Deve nascere in noi la misericordia, la solidarietà, qualcosa di nuovo verso il nostro prossimo». Poi il pensiero, struggente, è andato alle bambine scomparse: «Questo contesto di emozione, commozione, lacrime raggiunge il papà e la mamma delle piccole. Loro stesse sembrano urlarci la loro passione per la vita per non farci dimenticare che siamo su questa strada per continuare a dare speranza».

Le lettere

I parenti delle vittime hanno letto un breve scritto del padre, Baskim Dobrushi: «Vorrei poter scambiare la mia vita con la vostra per regalarvi quel futuro che vi è stato negato, fermare il tempo a un attimo prima per potervi regalare il futuro più bello… Dateci quell’amore che non siamo stati capaci di darvi e che potrà dare un po’ più di pace al nostro cuore. Vi voglio immensamente bene e vi porterò sempre nel cuore». Un pensiero anche per l’ex moglie: «Non voglio giudicarla… Vorrei capire anche se ora non ne sono capace, vorrei aver capito anche se non sono stato in grado».

Anche i compagni di classe di Simona hanno scritto una lettera: «Speriamo che dove sei adesso tu stia bene e che tu sia felice insieme alle tue sorelline. Ti ricordiamo come una persona magnifica, solare, simpatica, socievole e gentile ancora non riusciamo a immaginare i prossimi giorni di scuola senza di te… Adesso sei il nostro angelo, ora abiti in ognuno dei nostri cuori».

Le offerte raccolte durante la celebrazione sono state devolute alla famiglia, come segno di vicinanza della comunità.