Sotto un cielo grigio tipicamente milanese, già di prima mattina, sono tanti coloro che si affollano per la partenza della Marcia delle scuole paritarie Andemm al Domm che, ormai per il 34esimo anno consecutivo, torna a richiamare la fondamentale libertà dell’educare.
Dai piccoli, che partono da piazza Beccaria per la loro mini-marcia, ai più grandicelli e ai ragazzi dei Licei che prendono avvio da piazza della Stazione Centrale, è un lungo susseguirsi di striscioni colorati, di allegre voci e slogan, quello che va in scena per le vie del centro di Milano. Fino ad arrivare in piazza del Duomo, dove prendono la parola i rappresentanti delle Associazioni, delle scuole, gli assessori all’Istruzione e Formazione, Cappelli e Aprea che rappresentano il Comune di Milano e la Regione, il vicario Episcopale per la Pastorale Scolastica, monsignor Pierantonio Tremolada. Si premiano Istituti e si ricorda l’esempio virtuoso di Porlezza (all’estremo confine della Diocesi) che ha promosso una bella sinergia tra scuole statali, paritarie e parrocchie, coinvolgendo più di settecento alunni degli Istituti della zona, dalla materna ai Licei.
Il titolo dell’edizione 2016 dell’Andemm al Domm – “Una scuola libera aiuta a crescere” – , d’altra parte, ben esprime l’idea di fondo per cui migliaia di persone si ritrovano, come ogni anno, in piazza, davanti alla Cattedrale,. E così inizia il suo intervento, il cardinale Scola.
«La parola libertà – dice, infatti – trova nel termine educazione la sua espressione più elevata, perché, senza educazione, non c’è, e non ci può essere, una società viva. Non ci possono essere parrocchie, movimenti, scuole riferite alla fede cristiana capaci di aiutare a crescere uomini e donne.
Il riferimento è al tema conduttore: «Quando noi cristiani domandiamo una libertà piena della scuola non vogliamo sminuire, in nessun modo, la libertà della scuola cosiddetta di Stato. Vorremmo soltanto che, anche nel mostro Paese, una pluralità di forme educative diverse possano, tutte insieme, cooperare alla crescita preziosissima dei nostri figli».
Grave, nelle parole dell’Arcivescovo, la preoccupazione per il «gelo demografico che viviamo in Europa e in Italia e che fa già sentire il suo peso notevolissimo sul momento presente e lo farà ancora di più negli anni a venire. Per noi cristiani, ognuno di questi bimbi e dei giovani italiani è una personalità assolutamente indispensabile per il bene della società. La scuola ha il compito di prendersi cura di ciascuno di loro insegnando a stare e a vivere insieme, facendo fiorire la loro libertà. Per questo la libertà di educazione è un fattore di crescita».
Da qui l’impegno a non “abbassare la guardia”: «Per questo continueremo a domandare ai responsabili delle Istituzioni politiche di prendere sul seri l’offerta di una possibilità, a pari titolo, per la cosiddetta scuola paritaria di esercitare la sua missione educativa».
E quando il Cardinale scandisce, «Non vogliamo più distinzioni nelle modalità di finanziamento tra la scuola di Stato e la scuola paritaria», in piazza del Duomo scoppia l’applauso. «Non smetteremo di lavorare ogni giorno finché non avremo ottenuto questo risultato che è un diritto delle famiglie».
E, allora, cita Scola, l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia- La gioia dell’amore”, pubblicata proprio ieri e che dedica molte pagine all’educazione dei figli: «Ebbene, il Papa dice chiaramente che le Istituzioni statuali, quanto all’educazione, devono essere sussidiarie delle famiglie, soprattutto quando il ragazzo non ha ancora raggiunto al maggiore età. Come Arcivescovo, voglio dire a voi tutti la gratitudine per il lavoro quotidiano che fate e, alle famiglie, che il gravosissimo sacrificio economico che sopportano è per il bene dei loro figli, della Chiesa e della Comunità cristiana. Più forme educative che godano effettivamente degli stessi diritti fondamenti, senza nulla sottrarre alla responsabilità delle Istituzioni che ci governano, fanno veramente crescere una società plurale».
Poi, ancora festa e musica, gli immancabili selfies e, come dicono in coro un gruppo di giovani, la consapevolezza «di aver vissuto una bella mattina in una grande famiglia».