Il primo incontro del convegno “L’Europa è ancora il nostro futuro?”, svoltosi a Villa Cagnola domenica 16 marzo, ha inaugurato il calendario di conferenze che l’Arcidiocesi si impegna a mettere a tema sull’istituzione europea. L’attenzione dedicata all’Europa è volta in primis a delineare la complessità degli intrecci che reggono la struttura europea e a tracciare gli obiettivi che dovrebbero guidare il futuro dell’Europa, sia in senso istituzionale, sia nelle dinamiche di scambio culturale e solidale tra i paesi.
Protagonisti degli incontri sono i cittadini, chiamati a riflettere, attraverso l’aiuto di esperti di alto profilo impegnati direttamente sul fronte europeo, sulla natura di un’istituzione spesso sentita lontana, cui si demandano risposte urgenti, talora limitandosi a evidenziarne i limiti e le criticità. La peculiare grandezza e potenzialità dell’Europa sono state invece messe in luce dai relatori: monsignor Duarte da Cuhna, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, e Gianfranco Brunelli, direttore della rivista Il Regno. Monsignor Luca Bressan, Vicario Episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale dell’Arcidiocesi di Milano, ha moderato l’incontro e sollecitato con puntuali osservazioni la riflessione sul ruolo della fede cristiana in Europa, chiamata ad affrontare una situazione poliedrica, caratterizzata da sfide culturali epocali, problematiche economiche, cambiamenti di mentalità, migrazioni e scambi con nuove civiltà, sapendosi rinnovare e allo stesso tempo tenendo viva la propria tradizione e storia.
Il convegno è stato introdotto da Emiliano Sironi, ricercatore in Demografia presso l’Università Cattolica, che ha illustrato gli stimolanti risultati dell’indagine condotta dall’Istituto Toniolo su un ampio campione di giovani in merito alla fiducia che questi conservano nell’Istituzione europea intesa come possibilità di crescita; all’Europa però i giovani chiedono un progetto futuro che travalichi la sfera della burocrazia per impegnarsi più attentamente su disegni volti al bene totale dei cittadini.
Il ruolo dell’Europa per la storia della salvezza
Il dottor Brunelli ha aperto la riflessione con uno stimolante e interessante parallelismo ripreso dal teologo Karl Rahner, a proposito dell’importanza storica dell’Europa e del suo compito nella storia della salvezza: al pari del ruolo svolto da Israele nella storia salvifica, l’Europa è chiamata a compiere il proprio imprescindibile ruolo per l’attuale fase della storia della salvezza. In tal senso l’attenzione è stata indirizzata alla centralità della persona, come luogo non di una privatizzazione della fede bensì come occasione di solidarietà, come mutuo e concreto aiuto, non meramente ammantato di belle intenzioni e in sostanza mosso da interessi economici, ma come decisione forte per il bene dell’Europa e dei suoi cittadini in senso globale.
La riflessione, proseguita attraverso interessanti richiami al pensiero teologico e al compito svolto dalla Chiesa in questi decenni, ha anche messo in evidenza le criticità di un’Europa in cui la conflittualità che si è verificata tra gli stati e i cittadini mostra la gravità della carenza di democrazia nelle istituzioni europee, che deve essere recuperata con il contributo del cristianesimo affinché «l’Europa tenga la lezione, ma cambi la rotta».
La sfida dell’Europa a partire dalle Europee
Monsignor Duarte da Cuhna ha delineato il quadro poliedrico e complesso che muove l’Europa. Dal suo osservatorio privilegiato ha ricordato l’importanza della comprensione di una comunità europea quale società disomogenea, un insieme di popoli e lingue differenti, una realtà caratterizzata da una complessità religiosa che si basa sull’intreccio e i dinamismi talvolta problematici tra le tre confessioni cristiane. Gli esempi di fede viva nell’attualità non mancano e monsignor Duarte li ha ricordati con entusiasmo, spronando a tornare alla fede: «Diversamente l’Europa sarà destinata a sparire».
Facendo riferimento al discorso del papa emerito Benedetto XVI, ha auspicato che Dio in Europa abbia diritto di cittadinanza e che la fede non sia ristretta alla sola sfera del singolo, piuttosto che la vita spirituale personalmente vissuta trovi espressione e linfa all’interno della comunità e si declini in una dinamica missionaria che cambi anche il volto dell’Europa rendendola non semplicisticamente uniforme, ma realmente unita.