La crisi non ferma la solidarietà. Un flusso continuo di generosità ha alimentato il Fondo Famiglia-Lavoro da quando l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, lo ha rilanciato alla fine di novembre. Nel mese di marzo il Fondo è cresciuto, in media, di 2.500 euro al giorno. Frutto, per lo più, di tante piccole donazioni fatte dai cittadini. L’aspetto più sorprendente di questo significativo risultato proviene infatti dall’analisi delle donazioni. Oltre i tre quarti dei contribuenti (il 78%) sono persone singole, il 15% parrocchie, il 7% enti e società. Insomma uomini e donne, laici e credenti, pure in un momento di difficoltà, hanno scelto di autotassarsi per aiutare chi ha perso il lavoro.
«Come già era accaduto nella prima fase, si sta di nuovo mobilitando la società civile che rappresenta il grande patrimonio della nostra terra, attraversata da differenti culture, ma segnata da un tratto comune: la solidarietà concreta e l’attenzione ai bisogni – commenta Luciano Gualzetti, segretario generale del Fondo Famiglia-Lavoro -. Questo si sposa con la caratteristica più nobile del Fondo, che non lascia in solitudine le persone, ma fa loro sentire la vicinanza e il sostegno della comunità»,
La seconda fase del Fondo è partita da una dotazione iniziale di 2 milioni di euro derivanti dal residuo di cassa della passata gestione (un milione) e dall’8 per mille alla Chiesa cattolica che il cardinale Angelo Scola ha voluto destinare a questa iniziativa (un altro milione). A febbraio, poi, la decisione della Fondazione Cariplo di erogare la stessa offerta con cui aveva partecipato alla prima fase (ancora un altro milione). Su questa base si è innescata la solidarietà di centinaia di piccoli donatori, sollecitati soprattutto dagli appelli fatti dai pulpiti e dal passaparola dentro e fuori le parrocchie. Grazie anche a loro si è giunti così alla cifra di 3.751.089,73 euro.
Nel frattempo sono anche stati distribuiti i primi aiuti. All’inizio di marzo il Consiglio ha autorizzato l’erogazione di 82.202 euro a favore di 51 famiglie. Con queste risorse i beneficiari potranno pagare le rate del mutuo, le bollette arretrate, in alcuni casi evitare lo sfratto o abbattere il carico di debiti che si è accumulato in soli pochi mesi, dalla perdita del lavoro, a causa in genere di redditi bassi che non permettevano di accantonare risparmi. Oltre che ad affrontare le necessità quotidiane, le persone potranno anche intraprendere percorsi di formazione professionale.
È questo ad esempio il caso di G.S., 45 anni, con moglie e due figli minorenni che vanno ancora a scuola e un’altra maggiorenne, diplomata, ma senza lavoro. Per 12 anni G.S. ha venduto prodotti alimentari porta a porta. L’azienda non lo aveva mai assunto: gli aveva chiesto di aprire la partita Iva e gli rinnovava l’incarico di anno in anno. Lo ha fatto fino al 2011. Poi basta. Così da novembre di quell’anno G.S, si ritrova senza lavoro. Da allora, per tirare avanti, la sera fa il cameriere in pizzeria. La moglie contribuisce al reddito familiare facendo la colf a ore dalle amiche del quartiere. Se non ci fossero le rate del mutuo della casa, che finalmente avevano deciso di comprare anni fa, il bilancio familiare starebbe ancora in equilibrio. Ma con quel debito non ce la si può fare da soli. Per questo G.S. decide di rivolgersi alla parrocchia, nella città dove vive, Legnano. I volontari della Caritas gli indicano il Fondo Famiglia-Lavoro e presentano la sua richiesta al Consiglio di gestione che accoglie la sua domanda e delibera l’erogazione di 2 mila euro. I soldi serviranno per ripianare i debiti, mentre gli operatori del Fondo inseriranno G.S. all’interno di un corso di formazione professionale.