Migliaia i milanesi che, nonostante la pioggia, hanno seguito i funerali di Giovanni Paolo II sul maxischermo montato in piazza Duomo. Molti i giovani presenti che hanno partecipato all’evento ricordando il Papa che li invitava a «cambiare il mondo».
di Paolo Rappellino
Neppure la pioggia che ha iniziato a cadere nel corso della celebrazione ha scoraggiato le migliaia di milanesi che si sono ritrovati in piazza del Duomo per assistere ai funerali di papa Giovanni Paolo II trasmessi in diretta attraverso un maxischermo installato dal Comune sul sagrato. Ai piedi della Madonnina con il tricolore a mezz’asta, già dalla prima mattinata centinaia di giovani avevano iniziato a prendere posto sulla piazza seduti a terra: una presenza che è diventata folla al momento dell’inizio delle esequie, tanto da riempire lo spazio fino all’altezza del monumento dedicato a Vittorio Emanuele II.
Tantissimi gli adolescenti, poiché numerose scuole superiori della città hanno concesso agli studenti di partecipare al raduno per i funerali del Pontefice, ma non mancavano adulti e anziani e molti turisti. Nonostante la folla, le celebrazioni sono state seguite in un clima di raccoglimento e commozione per il Papa che qualcuno vorrebbe “subito santo”, come recitava uno striscione a pittura azzurra appeso alla balconata dell’Arengario. Le motivazioni che hanno spinto diverse persone a partecipare in piazza ai funerali del Santo Padre sono le stesse che si sono sentite ripetere in questi giorni ai telegiornali dai pellegrini accalcati nella basilica di San Pietro.
Sara, una giovanissima che ascoltava l’omelia del cardinale Joseph Ratzinger insieme ad alcune coetanee proteggendosi dal freddo con una copertina, ha spiegato che l’anziano Papa «era un punto fisso: sapevamo che c’era e pensava a noi. Lo sentivamo come un padre spirituale che ci aveva nel cuore tutti i giorni». Le fa eco Silvia: «Sono andata due volte alle Giornate mondiali della Gioventù», racconta con nostalgia, «c’erano centinaia di ragazzi da Paesi diversi, ma Giovanni Paolo II sapeva creare un clima di famiglia, era come il padre di tutti».
Nelle parole dei “suoi giovani” emergono però anche il senso di responsabilità per mantenere gli impegni che il Papa aveva loro affidato: «Essere qui», afferma Veronica, «è dire il nostro sì: quello personale del cuore di ciascuno, ma anche un sì corale, comunitario: lui ci aveva detto di lavorare per cambiare il mondo, non possiamo lasciar cadere la sua consegna». A sentirli parlare, questi che sono stati definiti i “Papa-boys” non sono mossi esclusivamente dall’emotività del momento o dall’entusiasmo dell’evento di massa. «Siamo qui», tengono a chiarire, «perché è un momento di Chiesa, ed èsignificativo non viverlo solo nella propria parrocchia o nel proprio oratorio».
E non manca chi si sbilancia su giudizi storici, che per altro non è facile smentire. «Giovanni Paolo II è una figura importante nella vicenda dell’umanità», afferma convinta una ragazza, «èstato un personaggio grandioso, al dì la dei confini religiosi». Numerose anche le persone in preghiera all’interno del Duomo: sotto le volte gotiche alcuni milanesi si sono raccolti in preghiera silenziosa, mentre una piccola fila si è formata nella navata sinistra per la firma del registro di cordoglio.