Una questione di santità, non di ruoli o di poteri. Il primato della vita intesa come vocazione. L’invito per il laico a cercare sempre il corretto rapporto tra la sua natura ecclesiale e la sua indole secolare; quell’essere trovato in Cristo mentre si compiono i propri doveri, mentre si aderisce alla realtà, negli affetti, nel lavoro e nel riposo. Credo siano queste le tre "bricole" per indagare la relazione tra il cardinale Scola e il laicato. Le "bricole" sono pali conficcati nel fondo della laguna veneziana. Servono per segnalare il limite tra un canale navigabile e la secca. E il rapporto tra i laici e il loro pastore qui a Venezia non si è mai arenato, neanche in presenza di qualche moto ondoso, proprio grazie a questi segnavia.
La santità: Gesù è l’uomo nuovo, stando con Lui il laico impara la propria compiutezza, la propria realizzazione e felicità.
La vita come vocazione: chiamati ad accogliere l’Eterno che abita il nostro tempo, vuole unire la nostra alla Sua creatività per il bene di tutti.
La ricerca dell’identità/missione del laico: un impegno formativo forte (lo Studium Generale Marcianum, la Scuola teologico-pastorale…), il discernimento comunitario (le Assemblee ecclesiali, la Scuola di Metodo, la Consulta delle aggregazioni laicali…), la passione per il bene comune, la spinta a evangelizzare tutti gli ambiti dell’umana esistenza, il valore inestimabile della testimonianza come metodo di conoscenza e comunicazione dell’energia sprigionata dall’incontro personale con Cristo.
Tutto è stato, e continuerà ad essere anche nella Diocesi milanese, un rapporto sostanziale: perché, prima di essere un laico e un vescovo, siamo "di" Cristo. Questa appartenenza forte ci ha fatti appartenere l’un l’altro come fedeli al pastore e viceversa.
Il rapporto con i laici
Questione di santità
Una relazione che non si è mai arenata, a prescindere da ruoli e poteri
Silvia MARCHIORI Presidente Azione Cattolica veneziana
12 Settembre 2011