Carissimi giovani,
mi unisco a voi spiritualmente in questa vostra coraggiosa iniziativa di preghiera.
È lodevole che abbiate mutato il rammarico per il mancato pellegrinaggio in Terra Santa nell’invocazione a Dio Padre per il dono della pace e affinché tocchi i cuori e le menti di quanti sono responsabili del conflitto e delle violenze che insanguinano i luoghi dove hanno camminato i patriarchi e Gesù ha svolto la sua missione.
Quello che realizzate con il gesto di questa sera è un pellegrinaggio spirituale di solidarietà, condivisione e preghiera per le vittime e tutti coloro che soffrono per la guerra in Terra Santa.
Un pellegrinaggio che non può concludersi nello spazio di questa celebrazione: continuate domani e nei prossimi giorni, anche quando i media spegneranno i riflettori su questa tragedia, ad essere attenti alle sorti di questi fratelli e a testimoniare a chi incontrerete la necessità della preghiera.
Come ci ricorda Papa Francesco: «Rivolgo a tutti voi un accorato appello a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa. La preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione» (Papa Francesco, Angelus 13 luglio 2014).
Vi chiedo inoltre di estendere l’intenzione della vostra preghiera e di allargare cuore e mente sul mondo intero per abbracciare in particolare le migliaia di cristiani che nel mondo subiscono persecuzione tra il disinteresse generale.
Come sta accadendo ad esempio oggi a Qaraqosh, nella piana di Ninive, città nel Nord dell’Iraq appena conquistata dai jihadisti, dove migliaia di cristiani terrorizzati sono costretti ad abbandonare la propria casa e le proprie terre senza poter prendere nulla con se.
In troppi Paesi professare la fede in Gesù Cristo significa mettere a repentaglio la vita, quella della propria famiglia e condannarsi ad essere considerati cittadini di rango inferiore.
Ci ricorda l’ormai prossimo beato Paolo VI, di cui ieri abbiamo ricordato l’anniversario della morte, che tra i fondamentali diritti dell’uomo «la libertà religiosa occupa un posto di primaria importanza. Quanti cristiani, ancora oggi, perché cristiani, perché cattolici vivono soffocati da una sistematica oppressione! Il dramma della fedeltà a Cristo, e della libertà di religione, se pure mascherato da categoriche dichiarazioni in favore dei diritti della persona e della socialità umana, continua!» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 39).
Questa persecuzione, più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi che crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita seriamente sul Vangelo. Il martirio di questi fratelli cristiani, cari giovani, dia forza e consapevolezza della vostra fede. Vivetela sul serio: ogni giorno c’è chi paga con la vita la fedeltà a Cristo.