«Quello che realizzate con il gesto di questa sera è un pellegrinaggio spirituale di solidarietà, condivisione e preghiera per le vittime e tutti coloro che soffrono per la guerra in Terra Santa». Così l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, si è rivolto ai giovani della Diocesi che ieri sera si sono riuniti a pregare per la pace in Terra Santa, attraverso un messaggio che è stato letto all’inizio della veglia, unendosi così spiritualmente, come ha detto lo stesso Arcivescovo, «in questa vostra coraggiosa iniziativa».
Una veglia di preghiera diocesana che si è tenuta contemporaneamente in due luoghi distinti: nella chiesa della Sacra Famiglia in Rogoredo a Milano e nella basilica dei Santi Siro e Materno a Desio. L’incontro milanese, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di giovani, è stato presieduto da don Maurizio Tremolada, responsabile del Servizio giovani della Diocesi di Milano, mentre quello di Desio, con la presenza di circa cinquecento persone, è stato guidato dal vescovo, mons. Pierantonio Tremolada, vicario episcopale per l’evangelizzazione e i sacramenti.
Un’iniziativa con la quale i gruppi giovanili della Diocesi di Milano hanno voluto rispondere agli accorati appelli di Papa Francesco per la pace in Terra Santa, in particolare, ma anche in ogni luogo dove oggi i cristiani sono perseguitati a causa della loro fede. Come, in queste ultime ore, sta purtroppo accadendo anche nella piana di Ninive, nell’Iraq settentrionale, dove i jihadisti di Isis hanno costretto migliaia di cristiani a fuggire abbandonando le loro case.
«Con questa preghiera di supplica e di intercessione – ha ricordato mons. Pierantonio Tremolada nella veglia a Milano – vogliamo farci vicino a quanti in questo momento stanno soffrendo, da entrambi le parti del conflitto. Sappiamo, purtroppo, che il prezzo di ogni confronto armato è sempre la vita di tante persone innocenti».
Ma, ha aggiunto il Vicario episcopale, allo stesso tempo «noi chiediamo che si aprano strade di riconciliazione, che si riconoscano con verità le ragioni di tutti, che si ammettano con sincerità le reciproche colpe, che si abbia il coraggio del reciproco perdono, che si faccia spazio agli uomini giusti e saggi di cui ogni popolo potrà sentirsi fiero, che si dia finalmente compimento alle struggenti attese di tanti uomini e donne».
Tre le parole, invece, che don Maurizio Tremolada ha sottolineato come spunto di riflessione nella basilica di Desio: passione, resistenza, affidamento. Perché «pregare per la pace chiede un cuore appassionato», capace di «resistere alla disperazione, allo sconforto», in un affidamento a Dio «che non è deresponsabilizzazione o presa di distanza, ma assunzione in prima persona di quella data realtà».
Fra i presenti ai momenti di preghiera anche diversi giovani che, a causa della situazione di conflitto, hanno dovuto rinunciare a viaggi in Terra Santa già organizzati. A loro si è rivolto lo stesso cardinal Scola nel suo messaggio, lodandoli per aver «mutato il rammarico per il mancato pellegrinaggio nell’invocazione a Dio Padre per il dono della pace».
«Questa persecuzione – ha concluso l’Arcivescovo di Milano rivolgendosi a tutti – deve provocare e scuotere tutti noi che crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita seriamente sul Vangelo», perché «ogni giorno c’è chi paga con la vita la fedeltà a Cristo».