Un giorno atteso per quattordici mesi, preparato con cura, attenzione e passione nella preghiera e nella riflessione, con la fede di una Comunità in festa che si ritrova tutta per la Dedicazione della propria chiesa. A presiedere la liturgia arriva a Mombretto – la più grande frazione di Mediglia, quattromila abitanti, ai bordi della diocesi, quasi al confine con quella di Lodi – il cardinale Scola, che prima di entrare nella moderna chiesa “Beata Vergine del Rosario”, accolto dai bimbi, benedice gli attigui spazi dell’oratorio. Strutture semplici, ma utili all’intera comunità, come sottolinea l’Arcivescovo, cui sono accanto il parroco, don Mario Zaninelli e il sindaco di Mediglia, Paolo Bianchi.
«È una bella occasione perché so che l’oratorio già molto utilizzato dalla parrocchia, è aperto anche all’uso civile. Mantenendo le debite distinzioni, la collaborazione tra la Comunità ecclesiale e civile favorisce la crescita dell’amicizia civica che è tanto necessaria, oggi, per tutti».
Mentre la banda di Vignate suona, la breve processione nella quale i celebranti – tra cui il vicario di Zona sesta, monsignor Cresseri e il decano di Peschiera Borromeo, don Claudio Carboni – sono preceduti da alcune famiglie, introduce alla Celebrazione.
Don Zaninelli, parroco a Mombretto dal novembre 2013, ringrazia tutti coloro che sono presenti al rito, la Giunta comunale, i Comandanti dell’autorità militare sul territorio, e quanti, a diverso titolo, hanno collaborato alla costruzione della chiesa, progettata dagli architetti Bozzini, con l’altare dello scultore Benedetto Pietrogrande.
Insomma, una bella realtà che è anche luogo di associazionismo, di volontariato, di incontro anche per diverse attività legate al Movimento di Comunione e Liberazione.
«Occorre bene interpretare il gesto straordinario che stiamo vivendo, perché voi siete i testimoni diretti che questo luogo fatto di pietre, mosso e arioso, tipico dell’architettura contemporanea, adornato da questo altare maestoso e insieme semplice ed essenziale; questo tempio che già da anni state utilizzando per l’Eucaristia e tanti momenti di preghiera e meditazione, riceve dalla consacrazione il suo vero significato», dice, in apertura della sua omelia, il Cardinale.
Un senso chiaramente espresso dalla Lettera agli Efesini, con l’espressione “Voi non siete stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei Santi e familiari di Dio”.
Infatti, «il cristiano non vive più soltanto della familiarità legata al sangue, che sperimentiamo nella famiglia, ma del grande dono che Gesù ci ha fatto allargandoci alla grande famiglia di coloro che in Cristo Gesù ricevono l’abbraccio del Dio Uno e Trino. Dagli Apostoli, anello dopo anello, senza soluzione di continuità, anche la Comunità di Mombretto di Mediglia discende fisicamente da quella prima Comunità. Ecco perché sugli Apostoli e i profeti siamo fondati con Gesù che è la pietra d’angolo di questo edificio».
Da qui la conseguenza, «pur se talvolta prevale la litigiosità, la disattenzione, anche nell’educazione dei nostri ragazzi, siamo una costruzione che cresce ben ordinata, siamo tempio santo nel Signore». Nel riferimento al Vangelo di Luca, con l’episodio di Zaccheo, viene, allora dall’Arcivescovo, un’ulteriore sottolineatura.
«In qualsiasi situazione il “vieni giù” detto a Zaccheo dal Signore ci dice di scendere dall’albero del narcisismo e dell’egoismo,. La chiamata di Gesù a Zaccheo diventa la nostra chiamata».
Certo, suggerisce ancora Scola, seguendo la vicenda del pubblicano Zaccheo, che rende danari ottenuti con la frode, «la legge è molto importante perché aiuta gli uomini ad agire secondo virtù e perché distingue il bene dal male, ma, come vediamo da alcuni decenni anche nel nostro Paese, la legge non basta a cambiare, questo è possibile solo grazie allo sguardo di amore, all’abbraccio di misericordia di cui ci parla papa Francesco. Un abbraccio che smuove il nostro cuore, orienta la nostra mente e crea uno stile di vita cristiano e che occorre, dunque, comunicare, dicendo la bellezza di essere nella sequela di Cristo».
Poi, i gesti antichi e suggestivi della Dedicazione, che, nella loro significativa sequenza, sottolineano l’unicità del momento fino alla luce che inonda, prima della liturgia eucaristica, la chiesa, sono l’emblema di un nuovo inizio. Di quell’energia rinnovata per proseguire nel futuro, che ha radici antiche attraverso la fede e la chiesa ambrosiana. Basti pensare alla Deposizione delle reliquie, che si compie durante il Rito, appartenenti a quattordici santi e beati, tra cui sant’Ambrogio, san Carlo, santa Gianna Beretta Molla, ma anche i beati Ferrari e Paolo VI, o che proprio del cardinale Ferrari è il martelletto utilizzato per la collocazione definitiva delle reliquie nell’altare di Mombretto; o, che l’ampollina contenente il Crisma per l’unzione dell’altare stesso e delle pareti della chiesa, è la medesima che utilizzava il beato cardinale Schuster.
E alla fine, ancora una indicazione di cammino, «sono molto lieto della vita di questa parrocchia, pur giovane e segnata da non pochi problemi. Sono contento del servizio che prestate alla Casa Borromeo, dell’associazionismo, delle vostre tante iniziative. Occorre essere centrati su Gesù come pietre vive, con lo scopo finale dell’Eucaristia che è la comunicazione di questa esperienza bella. Iniziando dalle nostre famiglie, dai compagni di lavoro, bisogna che la fede non sia separata dalla realtà. Questo rapporto che pare, oggi, mancare è il problema grave della nostra Europa e Italia. Camminate in questa direzione, specie i giovani che devono essere pronti alla chiamata che li attende imparando ad amare. Siate attenti alla domanda di senso, e quindi, di fede che viene dai nostri contemporanei, in un mondo segnato da nuove scienze e tecnologie, dal mescolamento delle civiltà, dall’immigrazione verso cui vi invito ad avere un atteggiamento equilibrato e a non chiudervi mai».
Una mattina indimenticabile, che si conclude con la benedizione della targa che ricorderà per sempre la presenza del Cardinale a Mombretto di Mediglia e la Dedicazione della sua chiesa.