Oggi come ieri proteggere i bambini. Oggi che quei bimbi di strada sono drammaticamente sotto i nostri occhi anche nelle metropoli come Milano. Parte da qui la riflessione dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, durante l’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto questa mattina nella Cappella dei Santi Innocenti martiri del padiglione Mangiagalli al Policlinico di Milano. Una visita, quella di Scola, che ha avuto come prologo in forma privata l’incontro con alcuni pazienti del reparto di psichiatria. E che è proseguita con l’incontro con il personale sanitario e altri malati in cappella.
«La crudele e tragica vicenda di Erode si perpetua ancora oggi nella storia – ha detto Scola, riprendendo il passo del Vangelo di Matteo sulla fuga dall’Egitto -. Ancora oggi, basti pensare a quanto accaduto a Peshawar, ci ricorda come i bambini siano ancora esposti alla violenza che li condanna alla morte». Per questo, attraverso la santificazione di questi bambini, secondo l’arcivescovo di Milano «la Chiesa vuole insegnarci ad avere uno sguardo intero sulla realtà e a non distogliere la nostra azione dalla caducità dell’esistenza».
Scola ha poi ribadito come in un lavoro come quello dei medici «il dono della fede che ci porta alla consapevolezza che l’eterno è entrato nel tempo può essere un elemento costitutivo dell’arte della cura praticata a diversi livelli». E ha ricordato per questo come la cura sia fondamentale “nel far nascere i bambini, nel seguire i genitori e aiutarli nei primi tempi della vita».
Un’arte, quella di curare, come sosteneva il beato don Gnocchi, «vera e continua redenzione materiale che fa parte della redenzione di Cristo» ha detto ancora l’arcivescovo di Milano. Che ha concluso citando il valore centrale della Cà Granda dentro Milano per la costruzione di un nuovo umanesimo.