Questa mattina, a Treviglio (provincia di Bergamo, diocesi di Milano), l’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, ha presieduto una Santa Messa al Santuario della Beata Vergine delle Lacrime, in occasione della festa cittadina che ricorda il miracolo mariano avvenuto il 28 febbraio 1552.
Un’antica immagine della Madonna iniziò a piangere e l’evento prodigioso sconvolse il comandante dell’esercito francese Odet de Foix, signore di Lautrec, al punto da convincerlo a fermare l’attacco che stava preparandosi a sferrare contro il borgo, colpevole di avergli rifiutato accoglienza e viveri, favorendo così le rivali truppe spagnole.
Durante la Messa – concelebrata dal vicario episcopale della Zona pastorale VI, monsignor Franco Carnevali, e da monsignor Giovanni Buga, responsabile della Comunità pastorale Madonna delle Lacrime (che riunisce le cinque parrocchie cittadine) – sono state suonate le campane a festa ed è stato alzato il velo che copre l’immagine della Vergine.
«Nel 152 in questa città – ha ricordato l’Arcivescovo durante l’omelia (il video in allegato nel box in alto a sinistra) – Dio ha visitato il suo popolo, liberandolo dal saccheggio e dalla distruzione, e continua a farlo tuttora, nell’Eucarestia». Il cardinale Scola ha sottolineato in maniera decisa la dimensione comunitaria di questo evento: «L’elemento singolare che mi colpisce in questa storia, che piegò l’animo di Lautrec, è che non si tratta dell’apparizione della Vergine a una persona privilegiata, ma della dolcezza di una madre verso tutto il suo popolo. Dio, attraverso sua madre, tiene vivo il suo popolo». E la gente di Treviglio ha risposto, conservando la propria devozione: «La fede di voi trevigliesi – ha detto l’Arcivescovo – tiene da secoli e si manifesta in modo visibile e straordinariamente serio, come ho visto entrando in chiesa questa mattina».
A questo popolo, saldo nella fede, a cui il Signore si è manifestato nel miracolo, il cardinale Scola ha lasciato un compito importante: «Avete la grande responsabilità di passare alle nuove generazioni questa fede, che ci permette di riconoscere l’imponenza di Dio nella nostra vita». Un compito che è affidato soprattutto «all’affetto delle mamme, dei papà e dei nonni, che ricoprono un ruolo importantissimo».
L’Arcivescovo ha ribadito dunque il ruolo centrale e il diritto della famiglia all’educazione: «Le istituzioni – ha detto – hanno il dovere di piegarsi ad ascoltare l’orientamento della famiglia in materia educativa». Ma ha comunque sottolineato anche la funzione di parrocchia e comunità pastorale «soggetti permanenti di educazione», soprattutto in un momento storico incerto come quello che stiamo vivendo, nel quale la funzione educativa risulta sempre più importante.