Giovedì 10 novembre la Visita pastorale feriale del cardinale Angelo Scola toccherà il Decanato di Bresso (Milano). L’incontro tra l’Arcivescovo e i fedeli è in programma alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Martino e Immacolata a Cusano Milanino (Milano). «Ci siamo preparati su tre livelli – spiega il decano don Angelo Zorloni -. Innanzitutto con la preghiera per l’intera comunità. Poi, dalla metà di maggio, i Consigli pastorali hanno individuato alcune piste di lavoro per presentare al Cardinale una relazione sul Decanato. Quindi, come Decano, ho tratto una sintesi».
Come siete organizzati?
Il nostro è un Decanato policentrico, composto da tre città: Bresso, Cormano e Cusano Milanino. L’ultima visita dell’Arcivescovo al nostro territorio risale al 2014, a Cusano Milanino. Negli ultimi anni ci siamo concentrati in particolar modo su tre sfide. La prima è stata la nascita delle nuove Comunità pastorali. Abbiamo dovuto confrontarci con le fatiche di lavorare insieme, nella convinzione che ne valga la pena. Abbiamo apprezzato anche i vantaggi di questa nuova organizzazione, come la possibilità di avere uno sguardo arioso sulla città e lo stupore nel vedere quali risorse ci sono attorno a noi. La seconda sfida è legata alla famiglia. Abbiamo cercato di rileggere la nostra pastorale parrocchiale, bilanciata su ragazzi e giovani, alla luce della pastorale familiare: abbiamo quindi coinvolto le famiglie come luogo di evangelizzazione e umanizzazione, abbiamo avuto uno sguardo particolare per i cammini per i genitori e per quanti vogliono accostarsi al matrimonio cristiano, e poi abbiamo accompagnato le famiglie in difficoltà.
E la terza sfida?
È quella che, con le parole dell’Arcivescovo, possiamo chiamare «Il Campo è il mondo». E dunque la globalizzazione, i migranti, la vita sociale… Nel nostro territorio ci sono molte iniziative sociali che si sono sviluppate a partire dagli anni Cinquanta e che per questo motivo hanno potuto formare competenze specifiche. I prezzi alti, gli appartamenti vuoti, la fatica a pagare le spese sono solo alcune delle difficoltà che la nostra comunità deve affrontare oggi. A Bresso, per esempio, dopo l’esperienza del Fondo Famiglia Lavoro, abbiamo attivato il Fondo “Adotta una Famiglia”, che a febbraio festeggia i cinque anni, durante i quali sono state aiutate oltre 40 mila persone. A Cusano Milanino, invece, c’è la disponibilità di tre mini appartamenti per chi si trova in difficoltà, mentre a Cormano una vecchia casa parrocchiale è stata ristrutturata e trasformata in residenza per studenti universitari.
Come accennava, la crisi economica si è sentita molto…
Le ferite che ha prodotto a partire dal 2007 continuano a farsi sentire, soprattutto tra i giovani, anche se adesso ci sono timidi segnali di ripresa. Le nostre città sono densamente popolate, con circa 65 mila abitanti, ma stiamo assistendo a una progressiva diminuzione della popolazione, che scende ogni anno di centinaia di unità, con un picco di funerali e una discesa di matrimoni e battesimi.
E gli immigrati?
Rappresentano il 10% della popolazione residente. In particolare si tratta di rumeni, albanesi, ucraini, nordafricani, pochi dell’Africa subsahariana. Le parrocchie sono attrezzate all’accoglienza. Bresso è la cittadina con il numero più alto di abitanti; tra il 2011 e il 2012 sono nate due scuole di italiano per stranieri, con diversa fisionomia e di diversa tipologia. Quest’anno, per esempio, le donne che hanno imbustato le lettere per le benedizioni natalizie sono state aiutate da due pachistani. Un’associazione si occupa dei rifugiati politici, mentre a Bresso si trova anche un Cara (Campo di accoglienza per richiedenti asilo), che ospita tra i 250 e i 400 giovani di origine africana o asiatica.
C’è integrazione nel territorio?
Sì. L’immagine più significativa al riguardo, secondo me, è quella di due ragazzi, Christian (italiano) e Mohamed (arabo) che palleggiano tra loro nel campo di calcio. Con i musulmani, che qui non hanno una presenza organizzata, abbiamo buoni rapporti. E così anche con gli ortodossi. A Cormano una vecchia chiesa è stata affidata alla Chiesa romeno-ortodossa e il suo parroco vive in un appartamento messo a disposizione dalla parrocchia.