14/07/2008
di don Antonio COLOMBO
Fidei donum in Perù
Una vera e propria serenata per i 50 anni della diocesi di Huacho, festeggiati il 15 maggio scorso. È stato il canto di augurio del complesso musicale dei Mariaci – vestiti alla messicana e musica criolla – a segnare il punto più coinvolgente della serata di vigilia. Tutti in piedi, tutti felici, tutti a cantare e a battere ritmicamente le mani in direzione del vescovo, monsignor Antonio Santarsiero, contento nella sua cattedrale rinnovata e inondata di colori e luci nuove.
La vispera della festa, il 14 maggio, ha visto la cattedrale piena per i tre concerti. A iniziare è stato il coro dei bambini e la banda giovanile del collegio dei Mercedari, da 100 anni presente a Huacho. Impeccabile l’esecuzione, con l’emozione che sempre danno i bambini che cantano con le loro voci acerbe, ma calde. Ad alto livello l’orchestra venuta da Lima, con i giovani dell’Università Cattolica “Riccardo Palma”.
Brillante la presentazione del libro Diocesi di Huacho, una chiesa giovane con una ricca storia di 50 anni di servizio pastorale. Un libro elegante nella grafica con le sue 436 pagine, a partire dalla conquista spagnola con il grande vescovo Toribio, che davvero seguì l’esempio del milanese San Carlo Borromeo, con le sue visite pastorali di paesino in paesino e relazioni minuziose di immenso valore storico.
Nota stonata, i fuochi d’artificio: solo botti rumorosi, senza le magie di colori per spezzare il buio di una notte di gioia.
Giovedì 15 maggio, la messa solenne in un giorno feriale – con fedeli venuti da ogni angolo della diocesi, scendendo anche da montagne di 5000 metri – è stato davvero l’apice per dire grazie a Dio del piccolo traguardo raggiunto e il punto di partenza per tanti altri feliz cumpleaños.
Il gesto che ha espresso queste due idee si è realizzato con la consegna, da parte del Vescovo, di un grande cero pasquale a ogni parrocchia, con tre piccole croci al collo delle loro guide, due laici con il parroco o la suora-parroco. Sono risuonati così 28 applausi per le 28 parrocchie.
Tra i discorsi durante il pranzo, alla presenza di sei vescovi, è sbucato il regalo della “nostra” parrocchia milanese del Divino Maestro, che festeggiava i suoi 25 anni di vita. Un regalo «frutto della terra (giunco) e del lavoro dell’uomo», o meglio, delle donne, con la fantasia e manualità del gruppo Tejesol: un crocefisso di 80 centimetri, elegante e leggero, come augurio al Vescovo per il suo cammino, non sempre facile, alla guida della Diocesi.
Permettetemi un piccolo ricordo “africano”: non ci sono state danze supercoinvolgenti, né in chiesa, né sul piazzale, come non sono stati ammazzati due buoi per il pranzo comunitario di tutte le mille persone presenti! Paese che vai, usanze che trovi…
Personalmente, al termine della festa, mi è venuta addosso tutta la fatica e la tensione di “capo-cantiere”, dopo una corsa contro il tempo per presentare una cattedrale bella nel suo momento culminante. Stessa sonnolenza come nei dopo-festa all’oratorio di Cerro Maggiore, nei dopo-“Greco in Fiore” di Milano o nei dopo-feste parrocchiali a Seveso Altopiano…