Un giovane morto – Gabriele Sandri, 26 anni, romano, ucciso
da un colpo di pistola esploso da un agente della Polizia
Stradale in un autogrill nei pressi di Arezzo -, quattro
partite rinviate, guerriglia urbana per le strade di Roma,
incidenti anche a Milano, a Bergamo e a Taranto
di Mauro Colombo
Un’altra domenica di sangue e violenza attorno al calcio. Un giovane morto, quattro partite rinviate, guerriglia urbana per le strade di Roma, incidenti anche a Milano, Bergamo e Taranto. Nove mesi dopo l’omicidio dell’ispettore Filippo Raciti a Catania, ci si interroga nuovamente sull’opportunità di fermare il campionato e sulla necessità di ulteriori provvedimenti normativi.
La morte, stavolta, e’ arrivata lontano dagli stadi e molte ore prima che il pallone cominciasse a rotolare. Il tifoso perito si chiamava Gabriele Sandri, aveva 26 anni, era di Roma, lavorava nel negozio di abbigliamento di famiglia, faceva il dj e tifava la Lazio. Con quattro amici, domenica mattina, si stava recando in macchina a Milano per assistere all’incontro tra l’Inter e la sua squadra del cuore.
Intorno alle 9, una sosta all’autogrill di Badia al Pino (Arezzo) sulla A1. Lì i cinque giovani vengono a contatto con un gruppetto di tifosi juventini, a loro volta in movimento verso Parma per Parma-Juventus. Una parola, uno sfottò, qualche insulto e poi i due gruppi si scambiano bottigliate e ombrellate, attirando l’attenzione di due pattuglie della Polizia Stradale ferme dalla parte opposta dell’autostrada.
Pensando a una rapina, i poliziotti azionano le sirene, provocando la fuga precipitosa dei due gruppi verso le rispettive auto, al punto che la macchina degli juventini, ripartendo, urta uno dei giovani laziali. Mentre la Renault degli amici di Sandri imbocca l’uscita dell’autogrill, l’agente Luigi Spaccarotella spara due colpi: il primo in aria; il secondo, esploso a circa 66 metri di distanza dall’auto e da una posizione sopraelevata, viaggia invece ad altezza d’uomo.
Il bossolo sfonda il vetro posteriore sinistro dell’auto sulla quale viaggiano i cinque laziali. Sandri viene colpito al collo. Appena si rendono conto della gravità della ferita, gli amici si dirigono a tutta velocità verso il casello per chiedere soccorso. Ma Gabriele spira nel giro di pochi minuti.
Mentre cominciano i rilievi e le indagini per ricostruire l’accaduto, parte anche un frenetico giro di telefonate tra istituzioni sportive e responsabili delle forze dell’ordine. Il presidente del Coni Petrucci e quello della Figc Abete vorrebbero sospendere il campionato, il capo della Polizia Manganelli li convince invece a una misura di compromesso: rinvio a data da destinarsi per Inter-Lazio, inizio ritardato di dieci minuti per le altre partite e squadre con il lutto al braccio. Ma la tensione cova nelle curve.
Al grido di “Assassini! Assassini!” rivolto a poliziotti e carabinieri (che pure non sono presenti all’interno dello stadio), a Bergamo, pochi minuti dopo l’inizio di Atalanta-Milan, gli ultras atalantini cominciano a demolire le barriere e minacciano di invadere il campo se la partita non verrà arrestata. I tentativi di mediazione dei giocatori nerazzurri sono vani: l’incontro viene prima sospeso e poi interrotto definitivamente.
Disordini si verificano anche a Milano, con un corteo di tifosi che si dirige verso piazza Duomo e incidenti nei pressi della sede Rai di corso Sempione e del commissariato di via Novara. Anche Taranto-Massese di C1 viene sospesa per incidenti.
Mentre Internet diffonde il tam-tam che invita gli ultras di tutta Italia a coalizzarsi contro le forze dell’ordine, l’attenzione si sposta a Roma, dove e’ in programma il posticipo serale Roma-Cagliari e dove l’annuncio del rinvio della partita – ufficializzato nel tardo pomeriggio – non basta a placare gli animi.
Tifosi laziali e romanisti uniti scatenano l’inferno nella zona dell’Olimpico e di Ponte Milvio: assalti a due caserme, cassonetti e macchine date alle fiamme, la sede del Coni devastata. La cronaca di una domenica di ordinaria follia si conclude con le cariche della polizia, fermi e arresti.