La storia del rapporto tra l’insegnamento della religione cattolica (Irc) nella scuola e la catechesi per la vita cristiana ha avuto dei momenti alterni. Periodi di collaborazione e di confronto, momenti di confusione circa le finalità e i metodi, forte estraneità dell’una verso l’altra. Ora è arrivato il momento di tornare a una bella e proficua collaborazione per il bene dei nostri ragazzi, della scuola, della comunità cristiana e della comunità civile.
La questione che dobbiamo affrontare oggi è la seguente: la Chiesa, pur avendo ancora un forte impatto sociale, per il servizio educativo e caritativo che svolge, oltre a godere della fiducia della maggior parte del Paese, in realtà rischia di essere irrilevante dal punto di vista culturale. Ci stiamo avvicinando al momento in cui l’Arcivescovo comunicherà alla Diocesi il frutto del discernimento di questi anni intorno all’iniziazione cristiana, certamente il rinnovamento di questa preziosa e fondamentale attività della Chiesa non potrà non comprendere anche la collaborazione con la scuola e in particolare con l’insegnamento della religione cattolica nella scuola dall’infanzia alla secondaria di secondo grado e con la realtà della scuola cattolica e d’ispirazione cristiana presente in modo capillare in Diocesi.
I vescovi italiani, nella nota pastorale Insegnare religione cattolica oggi in Italia del 1991, affermano: «Occorre infine tenere presente l’impegno preciso contenuto nell’Accordo concordatario: questo, mentre sottolinea che l’Irc deve essere svolto in conformità alla dottrina della Chiesa, ne indica chiaramente il significato e l’indole specifica inserendolo “nel quadro delle finalità della scuola”». È questa una precisazione basilare, che permette di distinguere l’Irc dalle altre forme di insegnamento religioso che sono proprie della comunità cristiana, come la catechesi parrocchiale, familiare o dei gruppi ecclesiali. È vero che tra l’Irc e la catechesi esiste una complementarità e si dà un collegamento perché hanno un contenuto sostanzialmente comune e si rivolgono alle medesime persone. Ma è anche vero che sono ben distinti nelle finalità e nel metodo. A scuola di religione non si ripete il catechismo, ma si svolgono programmi stabiliti in conformità agli obiettivi della scuola e proposti secondo le metodologie proprie dei diversi ordini e gradi di scuola. L’Irc intende promuovere una ricerca della verità, offrendo agli alunni tutti quegli elementi culturali che sono necessari per la conoscenza della religione cattolica e per l’esercizio di un’autentica libertà di pensiero e di decisione.
La mediazione culturale e scolastica dei contenuti della religione cattolica che viene operata dall’Irc corrisponde al dinamismo intrinseco della fede cristiana che, come dice Giovanni Paolo II, «esige di essere pensata e come sposata all’intelligenza dell’uomo, di questo uomo storico concreto». Tale mediazione, inoltre, è consona alla natura stessa del Vangelo, chiamato a inculturarsi in tutte le situazioni umane nel rispetto della loro legittima autonomia, nella valorizzazione di ogni loro potenzialità e nell’apertura a quella verità piena sull’uomo e sulla storia che ci è donata in Cristo.
Emerge così l’elemento tipico dell’Irc: nel suo attuarsi concreto questo insegnamento mostra come la dimensione religiosa e la dimensione culturale, proprie della persona e della storia umana, non sono affatto alternative tra loro, ma sono intimamente legate e complementari l’una all’altra. Se vogliamo che la catechesi sia veramente per la vita cristiana, non può essere vissuta come una lezione, come se fosse la ripetizione, la brutta copia di ciò che avviene nella scuola, ma deve introdurre all’esperienza cristiana attraverso i sentieri tracciati nel testo del libro degli Atti degli Apostoli (2, 42-44).
Nello stesso tempo non possiamo pensare di educare alla vita cristiana senza un confronto con la cultura del tempo che stiamo vivendo, senza un rapporto con quel laboratorio di cultura e di vita che è la scuola. Per fare questo è necessario che le persone si incontrino, si formino. Catechisti, insegnanti di religione e insegnanti delle altre discipline che si ispirano ai valori cristiani, devono fare una vera alleanza educativa, non possiamo più aspettare perché i ragazzi rischiano di non incontrare, di non conoscere il Signore Gesù.