La piazza che si riempie fin dalla prima mattina, sotto un tiepido e inatteso sole che pare già un simbolo e un auspicio della mattina di emozione che attende i pellegrini arrivati a Roma da ogni parte della diocesi: i 14enni della Professione di fede con l’allegria dell’età, gli educatori, i preti che non smettono mai di raccomandarsi, le suore, i volontari del VII Incontro mondiale delle Famiglie che indossano ancora e con orgoglio le loto uniformi con il logo di Family… Insomma un popolo intero che avanza verso la Basilica di San Pietro, dove puntualissima inizia la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Scola.
Oltre 200 i sacerdoti concelebranti tra cui tutti i componenti del Consiglio episcopale milanese. Subito dopo il canto dei 12 Kyrie che aprono la solennità in rito ambrosiano, è l’Arcivescovo a dire tutta la sua letizia «per essere qui insieme alla tomba di Pietro, realizzando lo scopo di questo nostro pellegrinaggio che tanto abbiamo voluto».
Poi, nell’omelia, il pensiero va ancora a un grazie, «quello alla verità della vita», rivolto quasi guardando negli occhi le migliaia di ragazzi che ascoltano in silenzio. «Nell’espressione “vita eterna” voi capite subito che sono in gioco due cose: la vita, ciò che di più prezioso abbiamo, e il “per sempre”. Con due parole, “vita eterna”, la Chiesa dice che l’uomo nasce per essere definitivamente felice. Nessun male, nessun dolore, nessuna sofferenza, nessuna ingiustizia, nessun peccato potranno prevalere sulla felicità che Gesù ci dona e che sarà piena un giorno, quando vivremo per sempre insieme a Lui. Di questo sono testimoni tanti uomini e donne lungo i secoli: a cominciare da Pietro. Pietro, il pescatore, che per paura aveva tradito Gesù, è stato perdonato, accolto e inviato dal Risorto per confermare i suoi fratelli nella fede. Pietro ci dice che tutto il nostro male e tutte le nostre paure non sono nulla nei confronti dell’amore di Gesù, della Sua amicizia. Per questo possiamo dire con Pietro: “Credo, Signore”». Da qui l’invito a «non temere», spiegato con parole umanissime: «So che voi giovani fate spesso gli spavaldi, eppure altrettanto spesso avete paura, ma accanto al Signore non dovete temere nulla».
E non manca l’attenzione anche agli adulti che accompagnano i 14enni, con il ricordo di Family: «Un evento atteso a lungo e preparato con cura, che ha sorpreso tutti per la sua dirompente novità, e che ci obbliga a realizzare il compito che Papa Benedetto ci ha affidato: essere, come Lombardia, il cuore credente dell’Europa. Carissimi amici, a voi ora la responsabilità, perché il gesto di libertà che avete compiuto giungendo qui non svanisca, ma anzi si intensifichi tornando alle nostre comunità. A Gesù vogliamo consegnare tutta la nostra vita, come voi, ragazzi, fate con la Professione di fede, perché il mondo possa conoscerLo e amarLo».
Poi il Cardinale dà voce all’attesa più grande, l’incontro con Papa Francesco: «Noi, pellegrini ambrosiani, abbiamo la grazia di poterlo vedere all’inizio del suo ministero petrino per dirgli il nostro affetto e il nostro desiderio di seguirlo e di essere confermati da lui nella fede apostolica. Non abbiamo altro da dire al mondo che Gesù Cristo, morto e risorto, Lui misericordia e speranza certa per tutti gli uomini, è la nostra unica ricchezza».
Nel raccoglimento chiesto dall’Arcivescovo la celebrazione, sotto le splendide architetture di San Pietro illuminate a festa, prosegue, con l’altare maggiore circondato come in un abbraccio dai concelebranti e dalla gente nella navata centrale e nei due transetti: fedeli di tutte le età, i malati in prima fila – è presente una rappresentanza dell’Unitalsi -, i ragazzi seduti per terra, perché nemmeno la vastità della Basilica riesce a contenerli tutti. E quando si intona il Credo nella melodia peculiare ambrosiana, l’emozione si fa ancora più grande.
La Messa volge al termine, il Cardinale attraversa due ali di folla festante e non riesce quasi ad avanzare. Passa mezz’ora prima che riesca a rientrare in sacristia e a raccogliersi in preghiera personale davanti all’altare maggiore e ai due laterali. Immagine silenziosa nella Basilica in penombra, emblema del Pastore che guida il suo popolo.