Domenica 23 ottobre, alle 15, nel Santuario di San Pietro a Seveso (accanto al Seminario Arcivescovile), sarà celebrata la Santa Messa di ringraziamento per i 75 anni della Fraternità del Cenacolo (informazioni e segnalazione della presenza: www.azionecattolicamilano.it/cenacolo), a cui sono caldamente invitati tutti gli ex “cenacolini”. Il cammino ha avuto inizio l’11 giugno 1936, festa del Corpus Domini, da una intuizione di un gruppo di giovani di Azione Cattolica che volevano approfondire il proprio cammino di sequela di Gesù con particolare riferimento alla pagina delle Beatitudini.
«Il senso di quest’incontro è quello di tessere relazioni tra coloro che hanno vissuto questo cammino di discernimento a 360 gradi – afferma Emanuela Rota -. Mamme e papà con i loro figli, sacerdoti, adulti che sono passati da questo cammino avranno l’opportunità di conoscere i giovani che oggi ne fanno parte». Emanuela ha iniziato il cammino dopo aver fatto il Gruppo Samuele entrando nella Fraternità del Cenacolo di Milano; lo ha condiviso con il futuro marito (da quattro settimane) Andrea che invece faceva parte della Fraternità di Cassina de Pecchi. Entrambi fanno parte dell’équipe diocesana del Cenacolo insieme con l’ausiliaria Maria Regina Banfi e don Luca Ciotti, assistente dei giovani di Azione Cattolica. Con loro domenica prossima, 25 giovani “cenacolini”, raccolti in due Fraternità, rinnoveranno le promesse.
Tra di loro Federica Furlan, che proprio in questi giovani sta affrontando un trasloco: si sta trasferendo dalla casa dei suoi genitori in un bilocale tutto suo a Gallarate. «La scelta di andare a vivere da sola è in qualche modo anche il frutto del cammino del Cenacolo. Magari lo avrei fatto comunque prima o poi, ma se leggo la mia vita come sequela mi rendo conto che è Gesù che mi prende per mano. Con questo cammino la mia quotidianità è cambiata soprattutto nella consapevolezza delle scelte che faccio».
Come hai conosciuto il Cenacolo e perché hai scelto di impegnarti?
Me lo hanno raccontato due persone che ne facevano parte, mi ha incuriosito quindi ho contattato l’assistente che allora era don Ivano Valagussa. Ciò che mi è piaciuto tanto è stata la prospettiva di prendere in mano seriamente il mio percorso vocazionale. Ho trovato un cammino serio, che mi fa respirare. Mi sono detta: finalmente una proposta che mi chiede tanto ma che mi fa camminare.
Il cammino del “cenacolino” è scandito all’inizio e alla fine dell’anno dalle promesse. Di che cosa si tratta?
Il Dio che ci ha fatto conoscere Gesù con le Beatitudini è un Dio che mi promette fedeltà, e anche io scoprendomi figlia, posso promettere di essere fedele. Non sono io la protagonista che si dà obiettivi, che fa tante cose: è la Parola ricevuta ti permette di rispondere. Le promesse sono anche un segno di impegno stabile e dichiarato, espresso davanti al Vescovo o a un suo vicario, un impegno per la mia vita ma anche all’interno della Chiesa.
Il cammino è rivolto ai giovani dai 20 ai 30 anni. Si tratta di un cammino vocazionale? Che cosa può significare questo oggi per un giovane?
Tutto nasce da una scelta molto personale verificata attentamente con la propria guida spirituale. Nel momento in cui decido di prendere in considerazione seriamente la mia vita, di osservarla, di guardarla, allora il cammino va ad incidere sulla scelta vocazionale: il Cenacolo significa quotidianità, ma nel momento in cui capisco che la mia fede e la mia vita possono andare insieme necessariamente mi interrogo sul mio futuro.