Lo scorso 19 marzo è entrato in vigore il nuovo “Direttorio per il Diaconato” nella Diocesi di Milano, con il quale l’Arcivescovo esercita la sua responsabilità di prendersi cura del bene della Chiesa ambrosiana. Le indicazioni e le norme pubblicate dicono infatti l’apprezzamento per questo ministero, che dalla sua istituzione nel 1987 si è rivelato prezioso per la Chiesa ed è stato vissuto come benedizione per gli uomini che vi hanno riconosciuto la propria vocazione.
Questo nuovo testo, che regolamenta il diaconato a livello diocesano, sostituisce quello approvato il 18 ottobre 1999 (che a sua volta faceva seguito al testo approvato ad experimentum il 7 dicembre 1995), apportando una serie di modifiche e precisazioni, soprattutto nella seconda parte riguardante il discernimento e la formazione e nella terza parte su ministero e formazione permanente.
«Abbiamo voluto specificare meglio i criteri a partire dai quali discernere una possibile candidatura al diaconato permanente – spiega il rettore don Giuseppe Como -, ovvero un cammino personale di fede consolidato nel tempo, l’armoniosità globale della persona, un’autentica passione per la Chiesa, la predilezione per i poveri, uno stile sobrio di vita, una docile disponibilità a essere formati e imparare».
Il cammino comprende infatti circa un anno di discernimento, due di aspirantato e tre come candidati, scanditi dall’istituzione di lettorato (il servizio della Parola di Dio), accolitato (il servizio dell’Eucaristia) e dall’ordinazione diaconale. La formazione scolastica avviene presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ed è finalizzata al raggiungimento di una laurea triennale in Scienze Religiose. «Nel nuovo Direttorio abbiamo voluto precisare meglio l’articolazione del percorso di formazione – spiega don Como -, specificando la necessità di un diploma di scuola superiore, inizialmente non richiesto, per intraprendere il cammino. Inoltre abbiamo inserito che al compimento dei 75 anni i diaconi rimettono il loro mandato nelle mani del Vescovo. Ferma restando l’età minima per l’ordinazione, ovvero 25 anni per i celibi e 35 anni per i coniugati».
La parte maggiormente ampliata è quella dedicata all’esercizio del ministero, con specifiche norme riguardanti la destinazione e la cosiddetta “mobilità compatibile”. «Già con il cardinale Tettamanzi era stato stabilito che il diacono esercitasse il ministero al di fuori della propria parrocchia, magari all’interno della propria Comunità pastorale – precisa il Rettore -, tenendo conto che l’83% dei diaconi hanno famiglia e dunque è giusto che non si allontanino troppo da casa. Inoltre nel nuovo Direttorio si fa riferimento alla “verifica” della destinazione, con tre diaconi incaricati di testare sul campo se ci sono problemi o difficoltà nell’esercizio del servizio».
La pubblicazione è dunque uno strumento utile, offerto a tutte le comunità della Diocesi, per conoscere il diaconato e per incoraggiare quanti avvertono una chiamata a questo ministero.