Per i 17 candidati al diaconato e al presbiterato la celebrazione in programma lunedì 9 settembre, alle 9.30, nel Duomo di Milano, assumerà un significato particolare. Come da tradizione, infatti, durante il solenne pontificale nella festa della Natività di Maria, l’Arcivescovo non solo inaugurerà il nuovo anno pastorale, ma chiamerà i seminaristi che dal Biennio teologico passano al Quadriennio a pronunciare il loro primo pubblico “sì” davanti alla Chiesa. Al rito di ammissione agli Ordini sacri parteciperanno anche due diaconi permanenti che iniziano il loro cammino verso il ministero. «Si tratta di una celebrazione molto importante per i nostri ragazzi – spiega don Luigi Panighetti, prorettore del Biennio teologico – perché rappresenta una nuova assunzione di responsabilità in vista di un nuovo tratto formativo nel cammino seminaristico».
Il rito è più conosciuto come “vestizione”. Lunedì, infatti, per la prima volta, i seminaristi si presenteranno davanti al Vescovo e alla Diocesi indossando veste e cotta, suscitando sicuramente la commozione dei genitori e degli amici presenti. «L’abito è un simbolo, si sa – continua Panighetti -, intende mostrare anche visivamente l’assunzione di un determinato compito all’interno della Chiesa e la condivisione del suo annuncio, quello del Vangelo».
A questa celebrazione i Candidati arrivano dopo due giornate di ritiro e silenzio nel Seminario di Seveso, la “casa” in cui hanno iniziato il loro cammino verso il presbiterato, che ora proseguirà a Venegono, diventata sede unica del Seminario di Milano.
Giovedì scorso lo stesso cardinale Scola ha voluto conoscere personalmente gli Ammittendi, dedicando un breve tempo ai colloqui personali. «Con noi l’Arcivescovo ha insistito su tre punti – racconta Emanuele Beretta, 36 anni – ovvero la comunione della Trinità, l’importanza dell’obbedienza e dell’essere presi a servizio e il celibato come scelta per sempre». Per tutti si è trattato di un incontro emozionante, che ha rimarcato la scelta di responsabilità di fronte all’intera Chiesa ambrosiana. «In un certo senso si diventa persone pubbliche – aggiunge Marco Ferrari, 21 anni, tra i più giovani della sua classe – quello che diremo da domani in poi, infatti, lo diremo nel nome della Chiesa, da qui il mio desiderio di essere veramente trasparente e di trasmettere con le parole e con le azioni non me stesso, ma Lui, Gesù e la sua Buona Novella».
L’augurio che don Panighetti fa ai suoi ragazzi è allora quello di dedicarsi con il maggior zelo possibile a questa chiamata che il Signore ha fatto loro, andando sempre più in profondità nella verifica della propria vocazione.
«Come recita il titolo della Lettera pastorale, il campo in cui questi ragazzi saranno chiamati a seminare e operare è molto vasto, è il mondo intero – conclude il Prorettore – per questo raccomando sempre l’affidamento a Maria, patrona della Cattedrale, che domani ricorderemo insieme all’Arcivescovo».