Lasciati alle spalle gli impegni estivi in oratorio e nelle varie comunità, archiviato l’esame di baccellierato che segna la conclusione del percorso di studi teologici, per i 25 seminaristi che diventeranno preti il 7 giugno 2014 è giunto il momento di prepararsi all’ordinazione diaconale, prima tappa in vista del presbiterato. Da domenica 22 settembre i candidati vivranno una settimana di ritiro spirituale a Triuggio, guidati da padre Patrizio Garascia, che si concluderà la sera del 27 settembre, quando torneranno a Venegono per il “giuramento” davanti alla comunità del Seminario e la firma per l’impegno del celibato; poi, sabato 28 settembre, con una celebrazione solenne nel Duomo di Milano, che avrà inizio alle 9, l’arcivescovo Angelo Scola li ordinerà diaconi.
«Stiamo vivendo questo momento con grande attesa – confida Pierluigi Banna, 29 anni- consapevoli che il discernimento si conclude il giorno del diaconato e che comunque anche il presbiterato non è una meta, ma un nuovo inizio».
Tra le esperienze di vita fraterna di queste ultime settimane, i seminaristi ricordano con piacere il viaggio da loro organizzato la scorsa settimana in Sicilia, cui ha partecipato quasi metà classe. «Non è stata solo una vacanza per ricaricarci dalle fatiche dell’estate – spiega Fabio Stevenazzi, 42 anni -, ma un momento di reale confronto tra noi, di confidenze, di preghiera insieme, aiutati anche dalle comunità ecclesiali che ci hanno ospitato. In questi giorni di riposo abbiamo preso coscienza delle attese che il popolo di Dio ha su di noi, abbiamo sentito la bellezza e la responsabilità del compito cui siamo chiamati, ovvero diventare segni di gioia e di speranza per la gente, indipendentemente dalla nostra bravura nel predicare o nell’esercitare la carità».
Ad accompagnare i futuri preti all’ordinazione sarà il motto “Come io ho amato voi” (Gv 13, 34) e l’omonimo inno, composto dai candidati e musicato da don Claudio Burgio, direttore della Cappella musicale del Duomo di Milano. «Abbiamo scelto di lasciarci guidare da questo significativo versetto di Giovanni – prosegue Banna – riconoscendoci strumenti dell’amore di Dio che ci precede e che nasce dalla croce». Ed è proprio il particolare di un crocifisso di Arcabas, realizzato per la parrocchia Espiritu Santo di Portoviejo, in Equador, a dare forza visiva al motto: la mano ferita di Cristo, senza chiodi, a testimoniare la Risurrezione, da cui escono sangue e acqua, a ricordare i sacramenti e dunque la Chiesa.
«Un motto rassicurante – aggiunge Stevenazzi – perché indica che non dobbiamo inventarci nulla, semplicemente amare come Lui ci ha amati, dove quel “come” sottolinea l’esempio, ma allo stesso tempo il fondamento della nostra capacità di amare: dato che Gesù ci ha amati, siamo diventati capaci di amare il nostro prossimo».
I 25 candidati, di età compresa fra i 24 e i 52 anni e con alle spalle esperienze di lavoro e studio molto diverse tra loro, ancora non conoscono le parrocchie o le comunità pastorali cui saranno destinati per l’anno da diaconi e per gli altri quattro da preti, le comunicherà loro l’Arcivescovo il prossimo 3 ottobre in Seminario.
«Ci sentiamo umanamente inadeguati – confida Stevenazzi -, ma allo stesso tempo avvertiamo che la nostra forza sta nell’affidarci al Signore e ciò, anche in questi giorni di attesa, ci dà serenità. Noi siamo ciò che siamo, perché Lui ci ha chiamati e ci ha voluti così».
L’attesa e la trepidazione di questi giorni è anche delle famiglie dei seminaristi, delle comunità parrocchiali in cui sono cresciuti, degli amici e di quanti hanno accompagnato il loro cammino vocazionale. Tante persone che sicuramente non mancheranno alla celebrazione di sabato prossimo in Duomo e che si stringeranno con la preghiera attorno a questi “nuovi operai nella vigna del Signore”.