«L’Azione Cattolica viva in profondità il dono da cui è nata 150 anni fa per l’intuizione di due giovani che hanno compreso che la proposta cristiana è per tutti e che i laici non sono dei “clienti” della Chiesa, ma soggetti pieni di vita ecclesiale. Laici che, essendo immersi nella realtà del mondo, hanno il compito decisivo di comunicare la bellezza della fede in ogni aspetto dell’esistenza. L’Azione Cattolica ambrosiana, che vive una buona stagione della sua storia, sta bene interpretando questo ruolo».
Lo dice il cardinale Scola intervenendo alla XV Assemblea ordinaria dell’Ac, nella quale si eleggono i consiglieri diocesani che nella giornata di lunedì 17 febbraio esprimeranno la terna tra cui il l’Arcivescovo stesso sceglierà il nuovo presidente ambrosiano dell’Associazione. Dunque, assemblea con “cambio della guardia” per il Consiglio e perché Valentina Soncini, alla guida dell’Ac Ambrosiana da due mandati triennali, non può più essere rieletta e, d’altra parte, è tutta l’Ac ambrosiana che sta vivendo un momento di rinnovamento.
Nell’Aula Magna della “Cattolica” gremita di 600 delegati con altri 200 collegati da un’altra sala – che comunque il Cardinale passa personalmente a salutare – arriva così l’Arcivescovo, circondato dai più piccoli e dai ragazzi che anche loro vivono una sorta di piccola assemblea nell’oratorio della basilica di sant’Ambrogio. Presiede l’Assemblea Giorgio Vecchio, nelle prime file siedono il rettore dell’Ateneo Franco Anelli, il vicario generale, i vicari episcopali, mentre monsignor Gianni Zappa, assistente ecclesiastico generale dell’Ac diocesana, è sul palco con la presidente uscente. Portano il loro saluto la vicepresidente nazionale del settore giovani, Lisa Moni Bidin, e l’assistente regionale, don Massimo Trizio; viene annunciata la nomina, dal primo marzo, di don Massimo Fumagalli ad assistente diocesano in appoggio a monsignor Gianni Zappa.
«Fin dall’inizio del mio ministero pastorale a Milano ho voluto intraprendere un dialogo con l’Associazione nell’orizzonte della sua massima valorizzazione al servizio della comunione e della missione della Chiesa per il bene di tutta la famiglia umana», spiega subito il Cardinale che ricorda la propria partecipazione all’Ac parrocchiale di Malgrate e, poi, la sua presidenza della FUCI di Milano «in un epoca, prima del ’68, particolare e marcata da una certa tensione anche nella realtà dell’associazionismo ambrosiano».
Nella convinzione dell’utilità e attualità della «forma associativa dell’Azione cattolica e nel suo particolare e costruttivo legame con il Vescovo», il Cardinale articola la riflessione a partire dal titolo dell’Assise, “Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere”. «Queste parole potrebbero essere intese coma una sintesi stringatissima di che cosa sia la Chiesa in se stessa», osserva, perché «l’essere persone nuove in Cristo esprime due dati: l’origine della Chiesa e il suo accadere nei fedeli».
Una Chiesa che, come diceva Romano Guardini, «deve rinascere nelle anime», poiché essa origina dal Signore, ma accade nella persona di ogni cristiano che la voglia accogliere. «Questa origine non è un fatto da relegare nel passato e a cui,ogni tanto, rivolgere un devoto pensiero; non è la fonte di un’ispirazione per il nostro agire. No. L’affermazione “in Cristo Gesù” dice l’origine sempre presente del nostro essere cristiano. In questo senso, il radicamento in Cristo costituisce la priorità in ogni momento e in ogni iniziativa della vita dell’associazione. Non si dà Azione Cattolica al di fuori di questo “in Cristo”, e questo perché non si dà esistenza cristiana ed ecclesiale che non sia in forza di questo radicamento nel Signore».
Un ancoraggio certo che crea persone nuove, appunto, perché «l’origine si vede dal frutto, infatti, la fecondità del dono di Sé che Cristo fa eucaristicamente alla Chiesa, in ogni istante della storia, è documentata dal fiorire dell’uomo nuovo che è il cristiano». È evidente, quindi, che «non si dà annuncio del Vangelo senza il suo farsi concretamente presente nella storia attraverso la novità di vita dei testimoni».
E citando il predecessore Schuster, il Cardinale fa, allora, riferimento alle urgenze di oggi, alla necessità di aprirsi a 360° «al nostro fratello uomo», come diceva Karl Barth, con quella cultura dell’incontro sottolineata da papa Francesco e sposata nella scelta del nostro percorso pastorale diocesano “il Campo è il mondo” nel quale niente e nessuno può essere estraneo ai cristiani. Il criterio – che l’Arcivescovo invita a documentare con forza nella vita associativa dell’Azione Cattolica – deve essere, insomma, quello della “pluriformità nell’unità”.
Si definisce in questo contesto, l’essere “corresponsabili della gioia di vivere”, dove la parola corresponsabilità è sinonimo di missione «perché essa dice il nostro essenziale essere insieme e l’esserlo nella risposta al Signore che ci precede e ci chiama. Missione che è, nello stesso tempo, comunitaria e personale, perché viene assunta da ogni singolo fedele secondo la fisionomia propria dei rapporti, delle circostanze e delle situazioni che intessono la trama della sua esistenza. Da questo deriva l’essenzialità delle aggregazioni associative per poter vivere al meglio l’appartenenza a Cristo nella società odierna».
Una missione così intesa si fa gioia di vivere, gioia del Vangelo: gioia che, non a caso, è la peculiarità che unisce come un filo rosso i pontificati di Benedetto XVI e di papa Francesco.
In conclusione, tornano, nell’auspicio del Cardinale – «questo l’Arcivescovo si aspetta da tutti voi», scandisce – le parole della Lumen Gentium: “Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo”».
Un augurio che nella relazione finale della presidente uscente Soncini viene pienamente condiviso e accolto, per un’Ac definita «laboratorio di nuova evangelizzazione, dono di comunione per praticare la pluriformià, fonte di azione profetica in una società s-legata, associazione “povera”, votata alla formazione di tutti i battezzarti e con lo specifico carisma di essere sempre al servizio della Chiesa diocesana e del Vescovo».
«Coerentemente alla sua identità povera, perché per tutti e di tutti e al suo rapporto con la Chiesa diocesana, l’Ac può essere realtà affidabile che concorre alla formazione di tutti i battezzati, sempre rispettando spiritualità specifiche e senza diventare una pericolosa alternativa, ma sempre capace di incarnarsi nel tessuto di una Chiesa particolare», chiarisce Soncini.
E tutto questo attraverso la cura specifica dei quattro ambiti evidenziati dal Papa in Evangelii Gaudium e che il Cardinale stesso aveva poco prima richiamato come «vie privilegiate»: il tempo superiore allo spazio: la via della formazione; il tutto superiore alla parte: la via della custodia creativa e lungimirante dei legami; l’unità che prevale sul conflitto: la via che conduce per la porta stretta; la realtà più importante dell’idea: la via che riparte sempre dalla vita.
Il nuovo Consiglio e la terna per la presidenza
Nel pomeriggio di domenica i delegati hanno eletto 37 membri che formeranno il nuovo Consiglio diocesano, in carica per i prossimi tre anni. Si tratta di un Consiglio molto giovane, il cui membro più anziano ha 62 anni e l’età media è pari a 35 anni. Il Consiglio, molto qualificato sia culturalmente, sia ecclesialmente, è formato da 20 rappresentanti del settore adulti (di cui due coppie di coniugi), 10 del settore giovani e 7 del settore ACR (Azione Cattolica Ragazzi) ed è espressione di tutta la Diocesi.
L’intensa giornata si è conclusa nella Basilica di Sant’Ambrogio con la celebrazione eucaristica presieduta dal Vicario episcopale monsignor Luca Bressan, che nell’omelia ha sottolineato come quel momento fosse in realtà «il cuore della giornata» e ha invitato i soci di Ac a «essere tra il popolo di Dio lo strumento che permetta di vedere l’azione creatrice del Signore, con acutezza e capacità di discernimento».
Lunedì 17 febbraio, dopo aver celebrato l’Eucaristia, il nuovo Consiglio diocesano si è riunito per selezionare tre candidati alla presidenza: una terna di nomi trasmessa all’Arcivescovo, che a giorni farà la scelta definitiva, eleggendo così il nuovo presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana.