Lo scoutismo vissuto dai cattolici mantiene a tutt’oggi la sua valenza di proposta organica e globale per una vita diversa dalla mentalità generale e ancorata su quella parola di Dio che non è un suono, ma è una Persona viva e presente, il Cristo vivente.
di don Giorgio Basadonna
assistente ecclesiastico dal 1966 al 1975
Perché io, alla mia età e prete, sono ancora entusiasta dello scoutismo e mi definisco scout io stesso, e cerco di collaborare con chi oggi ancora offre ai ragazzi questa possibilità? Non penso che sia l’unica offerta educativa né la più perfetta per le idee e per la condotta di chi la vive! Anzi, la storia dei suoi 90 anni racconta situazioni, atteggiamenti, scelte teoriche e comportamenti pratici non sempre accettabili, né in sintonia con le origini di questo ideale educativo. Ma quello che ancora oggi vogliamo vivere è l’intuizione iniziale certamente suscitata dallo Spirito Santo, e cioè il gusto di una vita libera da schiavitù e da mode, aperta invece a ideali più generosi, è la formazione di un carattere forte per superare ostacoli e difficoltà e rendere ciascuno protagonista della propria storia.
Per di più ho constatato e sperimentato personalmente l’impatto positivo con il messaggio evangelico, e l’esperienza di un rapporto vivo con Gesù conosciuto e incontrato seguendo le sue tracce. Io stesso devo la mia adesione entusiasta e l’inizio del mio servizio scout a un testo francese (“Tout Droit” di P. Sevin), narrazione di esperienze vissute, che ho letto per caso mentre ero seminarista di teologia (1942) e in Italia lo scoutismo era stato proibito (1928) dalla legislazione fascista.
Da allora, la mia vita viene quasi illuminata da questa proposta, dal modo nuovo, dai nuovi riferimenti, la nuova atmosfera di entusiasmo e di gioia scoperta e vissuta nella fatica di un’adesione non facile, il vivere le piccole e grandi espressioni della propria umanità e l’aprirsi all’Infinita bellezza seminata da Dio nella natura. Tutta la storia quotidiana riveduta e sviluppata in questa aria evangelica costruisce una personalità ottimista, coraggiosa, concreta e pronta a lasciarsi “sedurre” da Dio!
Forse, è per questo che nello scoutismo sono nate tante vocazioni sacerdotali e religiose, e nascono tuttora. Proprio per questo, lo scoutismo vissuto dai cattolici mantiene a tutt’oggi la sua valenza di proposta organica e globale per una vita diversa dalla mentalità generale e ancorata su quella parola di Dio che non è un suono, ma è una Persona viva e presente, il Cristo vivente.
Ragionando su questa linea di idee e di esperienze, non posso non pensare ai ragazzi di oggi chiusi nel loro piccolo mondo costruito da noi adulti, spesso insoddisfatti e pessimisti, delusi di sé e degli altri. E penso invece alle migliaia e migliaia di ragazzi che nello scoutismo hanno trovato e trovano tuttora la gioia di vivere, di rendersi utili al loro prossimo, di sviluppare tutte le proprie capacità e godere la grande avventura inventata dal Creatore.
Una Legge disegna le linee portanti del tipo umano che si vuole realizzare, una Promessa allarga la visuale sul mondo intero, e rivela il servizio come espressione di sé cosciente della propria ricchezza da spendere per il bene di tutti: è questo l’equipaggiamento per il cammino che si snoda per tutta la vita, e si incarna nelle imprese come sfide al proprio comodo e scoperta di nuovi orizzonti, nella progressione personale, nei campi e nelle routes, e in tutte le iniziative che costruiscono il calendario di ogni gruppo.
Si parla volentieri di “spirito scout” per indicare la sorgente e la gioia di un ideale vissuto in tutto il mondo pur nella diversità di culture, di situazioni e di tradizioni, e ci si sente tutti uniti e gioiosi di un modo di vivere sempre nuovo e sempre decisivo. Io amo parlare di “spiritualità dello scoutismo”, la spiritualità della strada, quell’esperienza cristiana dura e felice vissuta camminando nel continuo susseguirsi di paesaggi e di occasioni inattese.
E accenno così alla scoperta non programmata e talvolta inattesa, ma vera, di Gesù, il fratello maggiore che cammina su tutte le strade del mondo e che si è definito lui stesso “via, verità e vita”. Lo si incontra non come un personaggio rimasto nelle pieghe della storia, ma come l’uomo vivo, il Maestro, il confidente. E lo si trova nei grandi silenzi della natura (la “veglia alle stelle”), nel momento orante e nel rinnovarsi del suo dono totale come l’ultima sera della sua vita mortale resa perenne nell’Eucaristia.
I cattolici scout avvertono questa loro tremenda responsabilità e vogliono viverla e offrirla nel modo più serio e più avvincente, senza riduzioni e cedimenti alle debolezze di oggi, la Chiesa italiana fa affidamento all’Agesci e le chiede di essere fedele e coraggiosa nel suo porsi come associazione laicale.
Vede in lei un “movimento di frontiera” nel suo rivolgersi a tutti i ragazzi, anche a quelli che hanno abbandonato una pratica cristiana e possono scoprire nella “stranezza” di giochi, di uscite, di buone azioni, la perenne novità di Gesù, della sua parola, della sua presenza misteriosa, del suo amore che risana e motiva le scelte più eroiche.
Bisogna che qualche prete si lasci sedurre dalle enormi possibilità spirituali e cristiane di uno scoutismo realizzato nella sua profonda radice spirituale come era stato intuito dal suo fondatore, il cristiano anglicano Baden Powell, strumento docile dello Spirito Santo.