Domenica 22 marzo il cardinale Angelo Scola si recherà in visita pastorale ad Arcisate (Varese). Alle ore 10.30 presiederà la celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Vittore (piazza Battistero 3); al termine incontrerà i sacerdoti del Decanato. Il canonico Gianpietro Corbetta, parroco di San Vittore, presenta l’evento.
Come vi siete preparati a questo incontro?
Per i laici abbiamo pubblicizzato l’evento: stiamo portando avanti in queste domeniche una preghiera continua per l’Arcivescovo che coinvolge tutto il Decanato e abbiamo fatto una riflessione nel Consiglio pastorale. Per noi sacerdoti è un’occasione per confrontarci e capire come il nostro Decanato possa rispondere alle domande sulla Chiesa in uscita e sulla Comunità educante su cui si sta concentrando la Diocesi. L’incontro col Cardinale sarà insomma un modo per chiarirci le idee e chiedere aiuto a lui su come venire incontro alle sue sollecitazioni.
Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
Il Decanato è formato da 16 parrocchie, con due Comunità e quattro unità pastorali. Nessuno lavora da solo. Siamo in tutto sei parroci: due dirigono le Comunità e quattro le unità pastorali. Questa struttura ci permette di portare avanti percorsi comuni a livello decanale. Ci aiutiamo spesso, per esempio, con le commissioni. Ne abbiamo in tutto sei: Pastorale giovanile, Caritas (con attività di sostegno in particolar modo agli immigrati), Pastorale familiare, ecumenismo, catechesi di iniziazione cristiana e pastorale sociale, che in questo momento sta sensibilizzando il Decanato soprattutto in vista di Expo. Sono gruppi trasversali che rappresentano tutte le parrocchie. La collaborazione a livello decanale costituisce un punto di forza anche perché permette di essere di sostegno ai preti anziani.
La crisi si è sentita molto sul vostro territorio?
Sicuramente meno che altrove. La maggior parte dei nostri parrocchiani lavora come trasfrontalieri in Svizzera. La crisi dunque c’è, ma la cassa di risonanza è inferiore. Le famiglie vanno avanti in modo abbastanza sereno, anche se ovviamente ci sono sacche di povertà a cui dobbiamo far fronte.
Gli immigrati sono molto presenti?
Sì, soprattutto nordafricani e albanesi e in particolare nei centri più grandi, Arcisate e Induno. Sono i Comuni più popolosi del Decanato e, data la vicinanza con la Svizzera, è facile che molti di loro cerchino di entrare in territorio elvetico: non riuscendovi, rimangono qui. Nei paesi più piccoli il fenomeno è meno evidente. Non mancano poi badanti provenienti dai Paesi dell’Est, che assistono gli anziani. La difficoltà maggiore per gli immigrati è la mancanza di un’occupazione. Per questo motivo cerchiamo di dare loro una mano attraverso la Caritas, che fa monitoraggio e assistenza a circa 70 famiglie. Non sono persone che creano problemi, ma hanno bisogno di essere sostenute in modo adeguato. Per loro, e per tutti quelli che ne hanno necessità, qui ad Arcisate c’è una mensa per i poveri che da lunedì a venerdì offre un pasto caldo.
Giovani: frequentano assiduamente?
Sì, la loro frequenza è buona, soprattutto per quanto riguarda le attività promosse dalla Pastorale giovanile. Il taglio che stiamo proponendo è quello di educare a essere educatori dei più piccoli. Gli universitari, in particolare, si fanno carico degli adolescenti e per loro organizziamo anche corsi di formazione per diventare animatori nell’oratorio feriale. Per gli adolescenti ci sono poi uscite culturali e di fraternità accompagnati dai più grandi. Ogni Unità e Comunità pastorale si organizza autonomamente per la formazione ordinaria dei ragazzi. Il Decanato si occupa invece di preparare i momenti più grandi e di maggiore coinvolgimento, come l’oratorio estivo o le attività culturali.