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A proposito di Calciopoli, ti ritieni tu stesso colpito, come professionista che a posteriori può dubitare di avere raccontato, commentato o descritto partite-“farsa”?
Sicuramente mi sento offeso, imbrogliato, anche se la sensazione che qualcuno “manovrasse” l’ambiente c’è sempre stata. Un tempo era Allodi a tessere alleanze, pur con uno stile e un’eleganza ben diversi. Oggi Moggi è diventato la figura centrale di questo sistema truffaldino, ma l’aspetto più grave è che abbia trovato tanta gente (arbitri, dirigenti federali…) succube alla sua “aura” di onnipotenza e disposta a reggergli il gioco fino a creare una vera e propria rete di connivenza. È abbastanza fastidioso pensare di aver raccontato eventi condizionati, ed è ancora più spiacevole che l’opinione pubblica pensi che anche tu sapevi e hai taciuto.
In questo senso sono venuti alla luce anche i comportamenti di alcuni giornalisti non esattamente limpidi dal punto di vista deontologico…
Nel bagaglio professionale di un giornalista ci sono anche i rapporti con i personaggi che operano in un certo mondo: per un cronista sportivo intervistare Moggi non era certo un reato, anzi era un titolo di merito, perché non tutti ci riuscivano. Se poi questi rapporti, dal piano esclusivamente professionale, sono scivolati su quello personale, per interferire o gestire in modo distorto la comunicazione secondo direttive che provenivano non dal proprio superiore, ma da altri, siamo di fronte a cadute di stile e di comportamento. Ma in questo scandalo c’è un’altra cosa che mi ha dato particolarmente fastidio…
E cioè?
Il linguaggio captato dalle intercettazioni, assolutamente inaccettabile sul piano della volgarità. È chiaro che nessuno pensava di finire sui giornali, ma è veramente desolante, perché significa che anche a livello di comunicazione abbiamo perso quel minimo di pudore e di dignità. È un costume diffuso, ma con il clamore suscitato dalle intercettazioni quel tipo di linguaggio può avere un potere devastante particolarmente sulle abitudini dei più giovani.
Che cosa ti aspetti dai processi?
Non è il caso di lasciarsi andare ad anticipazioni (dove finirà la Juventus, cosa capiterà al Milan e alla Fiorentina) in base alle quali le effettive decisioni potrebbero poi suscitare polemiche, ma lasciare che gli organi preposti agiscano in serenità. Ci sono situazioni molto pesanti, tanto più perché nella giustizia sportiva vige il principio dell’inversione dell’onere della prova: quando vieni incolpato, sei tu che devi dimostrare la tua innocenza. Anche per questo il capo delle indagini Borrelli si è trovato di fronte a un muro di gomma: nessuno ha parlato, perché qualsiasi cosa detta avrebbe poi potuto ripercuotersi contro nel procedimento penale.
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