Insegnanti di religione 2.0, la diocesi di Milano mette in rete gli insegnanti attraverso la rete. Per farli crescere prima di tutto come persone. Esiste da un anno in via sperimentale, ma in queste settimane entra nel vivo l’iniziativa del portale www.ircmi.it. Proprio nei giorni in cui prende il via la proposta annuale di formazione permanente.
Il nuovo portale è in pratica un sito attraverso cui, come dice il nome stesso, si possono aprire più porte, finestre di accesso a temi, contenuti e azioni che interessano gli insegnanti: ci sono i materiali di aggiornamento, c’è la chat per scambiarsi pareri e opinioni. Insomma, tutto quello che può servire per far crescere la conoscenza di chi oggi insegna la religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado. E i numeri parlano da soli: 117 mila visite attraverso il log in (la procedura per entrare con una identificazione, ndr) nella sola prima metà di ottobre. Erano stati 189 mila nel mese di settembre, ma, essendo il mese dell’inizio della scuola, il dato è certo inferiore a quello che succede nei mesi successivi. Tenendo inoltre conto che, da quando il portale è stato aperto un anno fa in via sperimentale, gli accessi si aggirano già attorno ai due milioni.
Don Giambattista Rota, collaboratore del Servizio per l’insegnamento della religione cattolica e dell’Ufficio per la Pastorale scolastica della diocesi di Milano, spiega perché è nato www.ircmi.it: «Il portale nasce sulla base delle necessità dei singoli territori della diocesi, non è per nulla una iniziativa dall’alto. Chi entra attraverso la procedura di identificazione, come fanno appunto gli insegnanti, entra direttamente nello specifico gruppo territoriale di cui fa parte. Questo perché il portale rispecchia una organizzazione di vari livelli di coordinamento che vige già tra gli insegnanti».
La rete dunque al servizio della rete di persone, dentro un progetto più grande di aggiornamento continuo. Cinquemiladuecentoventitrè sono gli insegnanti di religione nella diocesi di Milano. «Ogni anno fanno un percorso di formazione permanente» spiega don Michele Di Tolve, responsabile del Servizio per l’insegnamento della religione cattolica e del Servizio per la Pastorale scolastica della diocesi di Milano. «L’accoglienza della proposta da parte di tutti è fatta con una costanza e una passione che sono fondamentali. Ogni volta ne resto molto positivamente colpito».
Tra maggio e giugno dell’anno precedente viene chiesto agli insegnanti di suggerire temi per l’anno successivo. Questa richiesta viene formulata dall’Ufficio di Curia all’interno della relazione che si fa alla fine dell’anno. Lo stile di questo aggiornamento cerca di andare incontro a una necessità precisa: «Tutti i contenuti su cui lavorano gli insegnanti vengono passati al vaglio della cultura odierna», spiega ancora don Di Tolve.
Quest’anno il tema delle lezioni frontali (Giornate teologiche e pedagogiche), iniziate alla fine di settembre, è distinto tra scuola dell’infanzia e altri gradi di istruzione. La prima lavora sull’attesa, intesa come infanzia e nascita di Gesù: «Si parte dunque da quello che è più vicino ai bambini, la nascita del fratellino e della sorellina» prosegue don Di Tolve. «Proprio questo è stato il tema della rappresentazione teatrale che abbiamo proposto agli insegnanti: “Nella pancia della mamma”. Poi, in un secondo momento, si è svolta la parte biblica più specifica». Nei prossimi giorni invece prenderanno il via i laboratori divisi per territorio. Si affronteranno qui questioni molto concrete, come la festa della scuola e la preparazione del presepe.
Per le primarie e secondarie di 1° e 2° grado, invece, si parte dalle nuove indicazioni di insegnamento della religione cattolica, pubblicate lo scorso anno dalla Cei e dal Ministero dell’Istruzione. Queste vengono «trasferite nel contesto culturale» riprende Di Tolve, «durante incontri che hanno per tema il senso della vita, il mistero cristiano, la libertà religiosa e il dialogo oggi tra le culture e le religioni». Il programma (consultabile sul portale) è molto vario. Per esempio, sulla questione degli adolescenti è stata proposta una riflessione in merito a che cosa vuol dire vivere questa età nell’era digitale.