Circa un articolo apparso oggi su un settimanale a proposito del cardinale Angelo Scola, al fine di consentire un giudizio rispettoso della verità, si rende noto che:
– la Veneranda Fabbrica del Duomo è ente autonomo dalla Diocesi di Milano, la cui gestione compete al Consiglio di Amministrazione, sotto la vigilanza del Ministero dell’Interno;
– l’Arcivescovo di Milano nella Veneranda Fabbrica del Duomo nomina due componenti del Consiglio di Amministrazione, e se richiesto, offre un parere sugli altri cinque membri nominati dal Ministero dell’Interno;
– la Fondazione Don Gnocchi è una persona giuridica privata, con la qualifica di Onlus, la cui gestione compete al Consiglio di Amministrazione, sotto la vigilanza del Ministero dell’Interno e del Ministero del Lavoro;
– il ruolo dell’Arcivescovo di Milano nella Fondazione Don Gnocchi è circoscritto alla nomina di due componenti del Consiglio di Amministrazione su sette;
– come è stato già chiarito in dettaglio nel comunicato del 16 giugno 2014, i fondi pubblici erogati per la realizzazione di opere nella diocesi di Venezia durante gli anni del ministero episcopale del cardinale Scola sono stati erogati in conformità alla legge e analiticamente rendicontati.
In particolare si precisa che il «palazzo» citato nell’articolo, indicato come «la dimora» del cardinale Scola, il Patriarchio, è stato a suo tempo ristrutturato per ospitare, oltre al Patriarca, una decina di sacerdoti del Capitolo di San Marco, gli Uffici della Curia e quelli della Procuratoria della Basilica di San Marco.
Per la grave approssimazione nella presentazione dei fatti e il carattere fortemente offensivo delle insinuazioni contenute nell’articolo, il cardinale Scola si riserva di tutelare la propria reputazione nelle sedi più opportune.