Sabato 19 marzo, alle 21, al Cenacolo Francescano di Lecco, appuntamento con “Al di là delle cose”, spettacolo portato in scena da Officinateatro, tratto dal libro di Fratel Carlo Carretto di Ancilla Oggioni.
Carlo Carretto nasce ad Alessandria nel 1910. Viene educato dalla famiglia alla vita religiosa, frequenta l’oratorio salesiano, è presto maestro elementare e poi direttore didattico in Sardegna; a 23 anni milita nell’Azione Cattolica e a 36 diventa presidente della Giac, Gioventù italiana di Azione Cattolica, ma si dimette dall’incarico perchè non d’accordo con un’alleanza con la destra. Inizia per lui un periodo di laboriosa e sofferta ricerca, in cui matura la decisione di entrare a far parte della congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù fondata da Charles de Foucauld (1858/1916), che nella regione desertica dei Tuareg visse uno stile di testimonianza evangelica e di fraternità universale. Quando avviene la chiamata Carlo ha 44 anni; inizia quindi il suo noviziato in Algeria e per dieci anni conduce vita eremitica nel Sahara, dove fa una profonda esperienza di vita interiore e di preghiera, silenzio, lavoro e graduale distacco dalle cose del mondo.
Nel ’65 torna in Europa e a Spello, in Umbria, fonda i Piccoli Fratelli del Vangelo, Fraternità di preghiera e accoglienza di quanti, credenti e non, desiderano trascorrere un periodo di riflessione e di ricerca, nella preghiera e nel lavoro manuale; fratel Carlo accoglie tutti nelle molte case di campagna trasformate in eremi alle pendici del Monte Subasio, le sue colline della speranza. Per oltre vent’anni anima questo centro, noto in Italia e all’estero. Carlo muore nel 1988, il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi.
Nel 1992, a soli quattro anni dalla sua morte, ero tra quei tanti giovani che vissero l’esperienza dei Piccoli Fratelli. Avevo 18 anni e quella settimana di preghiera, lavoro nei campi e condivisione mi ha sicuramente segnata. La successiva continua ricerca di un afflato semplice e musicale mi ha portato 20 anni dopo a trasferirmi in una di quelle case di campagna che fu eremo dei Piccoli Fratelli e dove quella che ora è una stalla fu chiesetta per fratel Carlo. Sono tornata a casa, costruita dai miei avi, con pietre che parlano di terra e profumano di stalla.
Dopo tanti anni nel mondo, anch’io ho trovato il mio deserto e in “Al di là delle cose” il richiamo di un amico che voleva essere ritrovato. Nel deserto Carlo sceglie di lasciarsi inebriare dal silenzio, dall’idea di assoluto che si respira nelle notti stellate e solitarie, dalla Parola che penetra a fondo, lasciando un vuoto dove riscoprire Dio. Le scelte per lo spettacolo sono state semplici e povere perché protagoniste rimangano le sue parole, e il pubblico possa essere penetrato da esse come è successo a me. “dedico questo spettacolo ai miei genitori che mi hanno fatto conoscere Gesù ed a Marco che mi aiuta a cercare al di là delle cose”
(di Ancilla Oggioni)