2Pt 1, 16-19; Sal 96 (97); Eb 1, 2b-9; Mc 9, 2-10
Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. (2Pt 1,16-19)
Pietro sintetizza nella sua lettera l’esperienza che ha fatto come testimone oculare, precisa che quanto ha visto e udito non esclude nessuno da quella vicenda, la Parola rimane il fondamento solido che consente di incontrare autenticamente il Signore.
Lo conferma anche la Lettera agli Ebrei, Gesù mostra Dio rendendo possibile la relazione con Lui, egli è la via esclusiva per arrivare al Padre, ma proprio dalla sua unicità dipende il fatto che ogni uomo e ogni donna possa trovare nella propria esistenza particolare il modo per realizzare quell’incontro. A tutti è donato di riconoscere che ciò che vive quotidianamente non è un opaco ripetersi senza senso, ma può trasformarsi in una prova dell’amore vitale della Trinità.
Preghiamo
Tu, Signore, sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.
Una luce è spuntata per il giusto,
della sua santità celebrate il ricordo.
Dal Salmo 96 (97)