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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Il Papa: riscoprire «la bellezza della liturgia»

Nella Lettera apostolica «Desiderio desideravi», il Pontefice richiama «il significato profondo della celebrazione eucaristica», invitando a evitare «una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore» e «una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica»

di Agensir

1 Luglio 2022
Papa Francesco durante una celebrazione (foto Sir)

«Abbandoniamo le polemiche per ascoltare insieme che cosa lo Spirito dice alla Chiesa, custodiamo la comunione, continuiamo a stupirci per la bellezza della liturgia». A lanciare l’invito è il Papa, nella Lettera apostolica sulla liturgia Desiderio desideravi (leggi qui il testo integrale), in cui richiama il significato profondo della celebrazione eucaristica, così come è emersa dal Concilio, e invita alla formazione liturgica, a partire dai Seminari.

«A noi non serve un vago ricordo dell’ultima Cena: noi abbiamo bisogno di essere presenti a quella Cena – esordisce Francesco -. Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia».

No alla «mondanità spirituale», ribadisce il Papa, secondo il quale la liturgia «non è la ricerca di un estetismo rituale che si compiace solo nella cura della formalità esteriore di un rito o si appaga di una scrupolosa osservanza rubricale», e neanche l’atteggiamento opposto, «che confonde la semplicità con una sciatta banalità, l’essenzialità con una ignorante superficialità, la concretezza dell’agire rituale con un esasperato funzionalismo pratico. Ogni aspetto del celebrare va curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica…) e ogni rubrica deve essere osservata», l’appello di Francesco, che si sofferma su un elemento essenziale della celebrazione liturgica: «Lo stupore per il mistero pasquale».