Il loro sito web, si chiama, giustamente, il “Quadrifogliocops”, dove “Cops” significa Cavaria, Oggiona, Premezzo e Santo Stefano e il quadrifoglio indica le quattro rispettive parrocchie, da cinque anni riunite nella Comunità pastorale “Maria Aiuto dei Cristiani”. Diecimila abitanti e una bella storia da testimoniare e raccontare: appunto la Comunità pienamente riuscita e in ulteriore cammino comunionale.
A festeggiare il compimento di questo anniversario importante arriva allora, accolto dal responsabile della CP, don Claudio Lunardi, il cardinale Scola, festeggiatissimo fin dall’ingresso nell’ampio spazio che ospita la tensostruttura, sotto cui viene celebrata l’Eucaristia.
«Con un sentimento di gratitudine la accogliamo nel nostro Quadrifoglio. Ella viene tra noi per rinsaldare il nostro vincolo quinquennale e ci porta la gioia di incontrare Cristo perché solo in Lui cambia la vita. Ci aiuti a varcare insieme la porta Santa e a spalancare le porte del cuore ai nostri fratelli lontani», dice un rappresentate del Consiglio Pastorale e del direttivo della Comunità Pastorale, nel saluto che si svolge sotto un bel sole invernale tra tanti giovani, chierichetti, autorità, tra cui due sindaci, quello di Cavaria con Premezzo e di Oggiona con Santo Stefano.
L’invito a venire in queste terre era nato durante pellegrinaggio in Terra Santa guidato, alla fine del 2014, dall’Arcivescovo e a cui avevano partecipato i fedeli di “Maria Aiuto dei Cristiani”, come ricorda don Lunardi all’inizio della Messa concelebrata, tra gli altri, dal Decano di Gallarate, monsignor Ivano Valagussa.
«Stiamo iniziando il sesto anno di questa Comunità che è diventata un dono che ha dato vigore e vita alle nostre parrocchie con un nuovo slancio missionario e un dialogo tra i cristiani», spiega don Lunardi. «Questo passaggio dal “mio” – la mia parrocchia – al “nostro” cambia tutto e ci permette di fare una migliore esperienza di Chiesa. La presenza di un solo sacerdote per quattro parrocchie – da un anno coadiuvato da don Angelo Castiglioni, ma vi è anche l’attiva presenza di tre “Sorelle della Parrocchia” e di una Suora dell’Immacolata di Ivrea –, ha valorizzato i nostri laici e ha insegnato a essere meno clero-dipendenti».
«La realtà di questa tensostruttura che avete voluto porre al centro delle vostre quattro parrocchie, perchè tutti abbiano la possibilità di vivere a pieno la Comunità Pastorale e la vostra accoglienza – è collegata in video anche un’altra sala – , mi riempiono di commozione e di gioia nel celebrare l’Eucaristia che è il gesto più importante che un uomo possa compiere», dice il Cardinale, che aggiunge: «Trovo qui una comunità viva, cresciuta in questi anni e che sta portando frutti di comunione in questo Decanato di Gallarate che il più grande della Diocesi».
E, forse, proprio per l’esempio che ne viene, l’Arcivescovo indica, invece, ciò che è il vero dramma del nostro tempo, quella «frattura tra Chiesa e vita, per cui quando siamo a Messa la fede traspare, ma uscendone, rischiamo di ragionare come tutti gli altri. Ecco perché abbiamo voluto dedicare la Lettera pastorale all’Educarsi al pensiero di Gesù». Da qui un primo compito, «cercare di guardare realisticamente a ciò che la realtà ci mette davanti con quegli occhi».
Poi, il riferimento specifico alle tre Letture del giorno, che «mostrano il tutto realismo della Parola, attraverso cui è Gesù stesso che ci parla»m come in un cammino emblematico. Via che passa dalla Lettura del Libro dei Numeri, narrante l’esplorazione della terra di Canaan, «simbolo della nostra vita cristiana che è possibile perché siamo certi della méta, perché saremo sempre con Cristo e in questo amore di comunione ritroveremo tutti i nostri cari», alla seconda Lettera ai Corinzi con la straordinaria «grazia di Dio effusa», fino al Vangelo di Matteo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, «emblema del dono che rende la vita più leggera e più gioiosa».
«Quel dono gratuito del Signore che ci permette di accogliere i profughi, le persone in difficoltà e nel bisogno a causa della crisi, di educare i ragazzi, di vivere la vita come uomini e donne solide».
A fronte del rischio dell’Europeo contemporaneo di non comprendere la realtà, perché «troppo centrato su di sé», è appunto la dinamica del dono che costruisce l’integralità della persona, che «ci permetterà di fare un passo ulteriore verso la grande mèta, dentro un’esperienza di affezione, di fraternità e di condivisione piena. In una tale logica, possiamo, per questo, deporre ai piedi della Vergine tutto ciò che di bello e di brutto ci preme sul cuore»
Poi la liturgia eucaristica – la pace è scambiata dall’Arcivescovo anche con un’intera famiglia a rappresentarle tutte – e, a conclusione della Celebrazione, l’insolito dono al Cardinale di un’affettatrice, manufatto tradizionale delle aziende della zona, per «ricordarle questa sottile, ma gustosa fetta della Diocesi ambrosiana».
Infine, prima del saluto corale e del lancio dei palloncini in segno di festa, una precisa e articolata raccomandazione dell’Arcivescovo, anzitutto nel richiamo all’Anno giubilare, con l’invito a passare le Porte Sante e ad avvicinarsi alle cinquantuno Chiese penitenziali diffuse sull’intero territorio diocesano, perchè «la Confessione è un luogo di libertà in cui essere se stessi e trovare la pace». La consegna è di vivere le opere di misericordia spirituale e corporale, da mettere in campo anche con gesti semplici, ma concreti e quotidiani, e per incrementare il fondamentale impegno sulle famiglie e i Gruppi di ascolto. «Invitate a casa due o tre altre coppie e aprite un dialogo sui problemi e i bisogni di ciascuno a partire dal pensiero e dallo sguardo di Gesù».
Per i tanti ragazzi e giovani presenti, il richiamo è a saper riconoscere l’amore che non è amore vero se viene meno quando l’altro si allontana, come scriveva Shakespeare. «Fate tutto questo, comprendendo l’importanza di coltivare il pensiero di Cristo e di educarsi alla gratuità, per capire cosa il Signore vuole, se il matrimonio cristiano o il desidero di darsi interamente a Dio».