«Il futuro dell’umanità passa per la famiglia» (papa Francesco), «La famiglia casa di comunione» (cardinale Angelo Scola): queste due affermazioni spiccano sul manifesto (in allegato) della Festa della famiglia, che la Chiesa ambrosiana celebra domenica 25 gennaio, collocandola nel cuore del percorso sinodale della Chiesa universale dedicato alle «sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione».
Proprio dopo il Sinodo, nell’incontro con le famiglie svoltosi a Milano lo scorso 21 novembre, l’Arcivescovo auspicava che esse siano sostenute e aiutate a maturare la consapevolezza e la responsabilità di essere «soggetti attivi di evangelizzazione» mediante la testimonianza della loro «vita ordinaria», fatta di relazioni, di dedizione, di tempi di lavoro e di riposo, di impegno educativo e di servizio, a partire dalla fede in Gesù e dalla grazia del matrimonio. Un messaggio di fiducia che si vuole far risuonare intensamente nella Festa del 25 gennaio, anche nel cuore delle famiglie provate da sofferenze e limiti di vario genere.
Il tema comune alle quattro Giornate diocesane (Famiglia, Vita, Solidarietà, Malato) – «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli» – si esplicita in quello specifico per la Festa della famiglia: «Custodire le relazioni». Un modo “tipico” con cui la famiglia può essere «soggetto di evangelizzazione» è quello di far crescere ed educare alla cura di relazioni umane che mettano al centro la persona.
Tutto questo si può concretizzare in “azioni” semplici, ma efficaci: salutare, ascoltare, chiedere. “Esercizi” di uno stile di vita, sempre meno spontanei e più che mai necessari, in primo luogo in famiglia, ma riproducibili anche negli ambiti comunitari (verso i vicini di casa, i colleghi di lavoro, i compagni di scuola…): salutare con l’attenzione rivolta a colui che sto salutando, ascoltare col cuore oltre che con le orecchie, chiedere riconoscendo un bisogno.
Tra le attenzioni specifiche per la Festa, si suggerisce di evitare di celebrare gli anniversari di matrimonio in forma comunitaria (la sensibilità di quanti vivono situazioni di vedovanza, solitudine, separazione, divorzio, potrebbe risultare ferita e aumentare il senso di esclusione) e di proporre la partecipazione alla Comunione nella forma della “comunione spirituale” a tutti coloro che per varie ragioni vivono l’impossibilità di accostarsi al Sacramento (in allegato la formula da recitare prima o dopo la comunione sacramentale, insieme a una preghiera del Beato Paolo VI).