«La scelta della scuola cattolica è stata per noi una scelta di alleanza nella nostra missione educativa: volevamo creare un ponte, una continuità tra mondo e vita familiare», hanno sostenuto i coniugi Borgia che hanno iscritto tutti i loro cinque figli alle scuole della diocesi di Grosseto dove vivono.
Tuttavia le loro motivazioni non sempre sono condivise dai genitori che preferiscono la scuola cattolica a quella statale. «Una ricerca lo scorso anno ha mostrato che i genitori scelgono la scuola cattolica soprattutto per la qualità degli insegnanti e per la capacità di valorizzare gli studenti», ha osservato il professore Sergio Cicatelli, direttore del Centro studi per scuola cattolica della Conferenza episcopale italiana. «Se da un lato questo è un bene, perché significa che le scuole cattoliche sono ritenute affidabili, dall’altro ci deve interrogare sullo sforzo che dobbiamo compiere per far percepire il valore aggiunto di un’educazione cattolica».
Pur in tutt’alto contesto sociale e culturale, anche i coniugi croati Kirinic hanno dichiarato di condividere con i Borgia le stesse motivazioni di fondo che li hanno spinti a iscrivere i loro figli nelle scuole cattoliche prima negli Stati Uniti, dove per un periodo hanno vissuto, e poi in Croazia. «Volevamo che l’educazione ricevuta a casa, continuasse a scuola», hanno sottolineato.
Persino in Marocco, paese musulmano «dove non esiste libertà religiosa», le scuole cattoliche sono «una silenziosa presenza della Chiesa», ha spiegato José Antonio Vega, sacerdote salesiano e direttore del collegio Don Bosco a Kenitra. «Le scuole cattoliche in Marocco svolgono una funzione preziosa per il dialogo tra cristiani e musulmani», ha rimarcato.