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IL DIARIO DI MARIO IL PELLEGRINO

..e ora la parola

Anche questa esperienza, per lasciare un traccia più durevole delle fotografie e più costruttiva delle emozioni, chiede una parola che le dia un nome, che ne approfondisca il significato, che ne renda comunicabile il messaggio

di monsignor Mario DELPINI Vicario generale

27 Luglio 2013

La Gmg che riempie di festa, di colori, di movimento Copacabana e tutta Rio è uno splendore! In ogni momento la musica e il canto si elevano al cielo con voci bellissime ed esecuzioni commoventi. Le scenografie che accompagnano le celebrazioni con Papa Francesco sono un’esibizione originale, commovente, coraggiosa di arte, di movimento, di immagini. Gli spostamenti di migliaia di giovani per le strade che portano alla spiaggia di Copacabana sono dense di amicizia, di grida festose, di una allegra confusione, di una pazienza sorridente. Gli incontri occasionali o programmati con i volontari delle parrocchie, con le famiglie ospitanti, per quanto spesso i discorsi siano sgrammaticati nel tentativo di farsi capire, sono intensi di affetto e di stupore.
Insomma la Gmg è un accumulo di emozioni, di sorprese, di stanchezza, di festa, di odori e di spintoni.
Poi però, anche questa esperienza, per lasciare un traccia più durevole delle fotografie e più costruttiva delle emozioni, chiede una parola che le dia un nome, che ne approfondisca il significato, che ne renda comunicabile il messaggio.
L’impressione dei vescovi è che le catechesi siano state poco frequentate dai giovani italiani, forse ostacolati dalle distanze, scoraggiati dalle condizioni metereologiche, trattenuti dalla stanchezza. Ma il momento della pensiero, della parola, dell’argomentazione e della riflessione critica deve venire, prima o poi perché la Gmg non sia come la traccia del passaggio dei giovani sulla spiaggia di Copacabana, una traccia che il vento e l’acqua dell’oceano hanno già cancellato.

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