«Non bisogna essere giovani speciali per fare il Cenacolo. Basta solo avere una gran voglia di volare alto», così Emanuela Rota, responsabile del percorso Cenacolo descrive i destinatari della proposta. «I ventenni che decidono di intraprendere questo progetto sono giovani normalissimi, che vogliono vivere la proposta del Vangelo nella propria quotidianità”.
Il cuore del Cenacolo, che lo distingue rispetto ad altri cammini di discernimento vocazionale, è costituito dalle tre promesse temporanee di obbedienza, povertà e castità. Proprio questi tre pilastri sono i consigli evangelici a cui i giovani aderiscono in occasione della due-giorni semestrale, a ottobre e aprile. «Il prossimo weekend, il 19 e il 20 ottobre, si terrà questo incontro in cui i “cenacolini” sono invitati a rinnovare le proprie promesse temporanee», racconta Emanuela.
Fare il Cenacolo vuol dire prendere impegni concreti di amore povero, obbediente e casto, e calarli nella propria quotidianità, accompagnati dalla propria guida spirituale. «Aderire al Cenacolo non vuol dire certo stare fermi, ma camminare», aggiunge Emanuela. Già, perché l’intero ciclo si articola lungo 5 anni, ma non si tratta di una forma obbligata o vincolante. C’è chi si ferma prima, chi cambia strada, scegliendo di seguire un corso prematrimoniale oppure di entrare in Seminario o, ancora, di partire per la missione. Certo è che, a un certo punto, bisogna scegliere, prendere una decisione più consapevole e indirizzata. Come diceva il cardinale Martini, prima delle grandi scelte di vita, le promesse temporanee dovrebbero essere «scelte parziali, ma qualificanti»: un giovane può quindi allenarsi fin dai 20 anni a interrogarsi per comprendere meglio il progetto che Dio ha su di lui.
Chiara sta frequentando il Cenacolo da quattro anni, dopo l’intensa esperienza del Gruppo Samuele. «Confrontandomi con la mia guida spirituale ho intuito che questo cammino di Chiesa vivace ed esigente può aiutarmi a proseguire nel discernimento sui miei desideri, sulla realtà, sul volto di Dio, sulla vocazione, sulla vita intesa come dono. Per me il Cenacolo continua a essere un’occasione d’oro per compiere passi piccoli, ma significativi, nell’avventura della fede e della vita». All’inizio le paure e i dubbi non sono mancati, «ma questa proposta mi sembrava davvero promettente e stimolante nella direzione della radicalità della vita cristiana», dice Chiara. «Grazie al Cenacolo sono riuscita a dare un ritmo alla mia vita spirituale: mensilmente sono stimolata a pregare in modo prolungato, nel silenzio, con riflessioni alte sui temi della vita e della fede, confrontandomi seriamente con la Parola di Dio. Contro la frenesia delle giornate piene di impegni, il Cenacolo ricorda che sono necessari spazi e tempi precisi per non perdere di vista il fondamento più profondo delle scelte e per esercitare con freschezza e solidità le responsabilità e i servizi di ogni giorno».
Chiara utilizza un’immagine molto bella: l’amore è come il carburante, se non si mette la marcia, si consuma e non si può più proseguire il cammino. «È per questa strada, è su queste qualità d’amore che intuiamo si dischiuda una bellezza promettente per la nostra vita di giovani laici di oggi, che vogliono seguire il Vangelo, con tutte le fragilità e le fatiche di ogni giorno. Tra slanci e paure, inquietudini e pace, occasioni colte e mancate si possono fare passi più in là verso l’alto, verso una vita intesa come dono, verso una vita che sappia raccontare con passione oggi il Vangelo. Il Cenacolo può allora offrire ai giovani tanti frutti di speranza e di gioia di vivere».