Per la prima volta ad accompagnare don Antonio Novazzi, responsabile della Pastorale missionaria della diocesi, nella sua visita annuale in Zambia alle missioni ambrosiane e all’ospedale di Chirundu, c’era anche monsignor Bruno Marinoni, Moderator Curiae e Vicario episcopale per gli Affari generali. «È stata un’esperienza particolare – dice -, soprattutto per il rapporto con i sacerdoti fidei donum, vedendo la loro situazione e le realtà in cui operano».
Riguardo l’ospedale diocesano, il Mtendere Mission Hospital, monsignor Marinoni non nasconde lo stupore per «un’opera assolutamente notevole dal punto di vista dei risultati e del coinvolgimento del territorio». L’ospedale infatti crea «un indotto non indifferente», a cominciare dal personale (150 dipendenti tra medici, infermieri, inservienti, amministrativi, tecnici…) che vive nel villaggio sorto intorno al presidio sanitario.
L’Hospital di Chirundu appartiene alla Diocesi di Monze, che la Chiesa ambrosiana ha sempre sostenuto «con un contributo annuale significativo per la gestione». Ora la governance sarà affidata sempre di più a suor Erminia Ferrario. Competenze mediche, implementazione e progetti sono infatti in mano alle suore di Maria Bambina. «Sono loro – spiega monsignor Marinoni – a garantire una presenza in ospedale perché la realtà locale non è ancora pronta a livello manageriale». Il Mtendere Mission Hospital poi non è in grado «di sostenersi da solo».
Le religiose gestiscono anche l’orfanotrofio in un clima familiare: non si tratta di un’unica grande struttura, ma di tante piccole unità abitative dove ogni “mamma” è responsabile delle bambine a lei affidate. Un modello simile alle nostra case-famiglia in Italia. Ma tornando all’ospedale, bisogna ammettere che negli anni è cresciuto e si è consolidato, tanto che oggi «svolge forse il miglior servizio dello Zambia», spiega Marinoni, e non solo per il progetto di prevenzione alla trasmissione del virus Hiv da madre a figlio. «Ora l’ipotesi è che il presidio di Chirundu possa diventare l’ospedale distrettuale, anche per avere una maggiore sostenibilità economica a livello locale. Ma è chiaro però che il contributo da parte nostra rimarrà», assicura il Vicario episcopale.
Oltre ai diversi reparti di medicina, l’ospedale svolge un prezioso servizio a tutta la popolazione attraverso il dispensario esterno (per la distribuzione di farmaci) che già riceve contributi dallo stesso distretto. La Chiesa di Milano dunque continuerà a sostenere l’ospedale africano e presto partirà una nuova campagna di sensibilizzazione. Al di là dei grandi progetti sostenuti a livello diocesano, spiega monsignor Marinoni, «l’idea potrebbe essere quella di avviare l’adozione di un posto letto per rendere la raccolta fondi molto più capillare e di piccole donazioni». Un modo concreto e semplice per sostenere nel tempo il Mtendere Mission Hospital attraverso il contributo di tutti e una sorta di «fidelizzazione», garantendo «la continuità e con cifre minime vista la situazione economica anche in Italia». Non più campagne «straordinarie», ma «una sorta di gemellaggio, anche con piccoli contributi delle singole famiglie».