«Tutto quello che comincia ha una virtù che non si ritrova mai più». «Gli inizi della Nota pastorale del nostro Arcivescovo sono certamente un incoraggiamento, un sostegno e una direzione ricchi di possibilità, tutte da esplorare con lo sguardo curioso di un bambino»: a commentare il testo de La Comunità educante è don Massimo Pirovano, incaricato per la Pastorale giovanile nella Comunità pastorale Spirito Santo di Carate Brianza.
«Fin dalle prime battute, e poi sempre nella nervatura del testo, si parla di una “speranza certa” che “esprime quel camminare insieme che vuol essere la vita della nostra Chiesa ambrosiana”. Intuisco queste parole come la chiave di lettura, il cuore pulsante della Nota pastorale e della comunità educante. Queste parole hanno per me un sapore forte e le riconosco come l’espressione chiara di una passione educativa mai ripiegata sulle formule, mai costretta negli spazi angusti delle abitudini, ma aperta, in cammino, ben ancorata nelle quotidiane realtà dei ragazzi e delle loro famiglie, consapevole che il mondo, il quotidiano, è luogo di Dio, anche quando assume forme crude o cupe. Camminare insieme nelle strade in cui non abitano soltanto i ragazzi e le loro famiglie, ma Dio con loro, per loro e in loro. Camminare insieme, con l’inesauribile voglia di imparare a scorgere i segni di una Presenza, di cui io stesso mi nutro e senza la quale mi disperdo. La comunità educante è formata da uomini e donne, che, a vario titolo, camminano insieme, condividono questa passione educativa della quale non possono fare a meno, anche per il bene di sé».
Don Massimo parla anche della sua esperienza: «Uomini e donne che sempre ho incontrato nel mio cammino, prima da ragazzo, da giovane e poi da adulto, da prete. Più volte ho constatato che ci sono non poche persone che non solo hanno una passione educativa per i ragazzi, ma che, in questa “viva attenzione”, hanno trovato e continuano a trovare il volto di Gesù, e di gloria in gloria o di conversione in conversione, testimoniano una Presenza viva, e se ne nutrono. Con questa Nota pastorale mi sento invitato con passione e chiarezza a prendere coscienza di questa realtà viva, a purificare e far crescere i “miei criteri educativi”, non quelli altrui, a condividere una passione, non per buona educazione o diplomazia, e nemmeno per avere “migliori risultati”, ma perché ne va di me, del mio essere discepolo di Gesù, suo sacerdote. Attraverso la Nota pastorale ho la possibilità di leggere e comprendere, da nuove angolature, questa passione educativa. Ho la possibilità di dare un nome ad alcune sue dinamiche e tensioni, così come ai suoi contenuti e contesti. Ritengo molto prezioso essere aiutato a “dare un nome” alle vicende educative che quotidianamente vivo, perché la loro comprensione è il primo passo per viverle pienamente, evitando così di subirle, o di sopportarle. Dentro la molteplicità frammentata di considerazioni e teorie, la voce della mia Chiesa mi aiuta a leggere questo tempo che desidero vivere fino in fondo, perché se ne rimango ai bordi o alla finestra come uno spettatore qualunque, come potrò continuare a incontrare il volto di Gesù?». Infine, un’ulteriore opportunità: «Ritengo che, nella struttura e nei contenuti della Nota, mi venga offerto un terreno comune di dialogo e di confronto con tutti, nel quale ho la possibilità di incontrare altri volti, di rinfrancarmi nella comune fede, di sciogliere eventuali giuste preoccupazioni. Da prete che vive una realtà di quattro parrocchie unite in una Comunità pastorale, penso che questa Nota potrà essere una feconda opportunità per continuare ad alimentare, riportando ad alcune delle sue sorgenti, il compito educativo e il mandato missionario contenuti nell’esperienza di fede».