Il mondo è su un binario sbagliato. Lo è sotto il profilo ecologico, ma soprattutto sotto quello dell’indirizzo sociale. Le due questioni sono inscindibili: «Non ci sono due crisi separate, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità degli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (Laudato si’, n. 139). Questo è il cambiamento che vogliamo e che papa Francesco magistralmente indica. Questo è inoltre il senso dell’agire cristiano e in particolare di una realtà associativa come le Acli.
Occorre fare la propria parte per elaborare modelli culturali e intraprendere azioni conseguenti per combattere la povertà, promuovere ogni donna e ogni uomo, porre fine alle guerre e custodire il creato; indicazioni che si possono riassumere nel richiamo alla «ecologia integrale». Questo il messaggio del nostro XXX Congresso: la via sulla quale vogliamo camminare nei prossimi quattro anni.
Milano e la sua Area metropolitana possono essere il motore trainante per il Paese solo se saranno capaci di tenere insieme innovazione e inclusione. Il metodo-Expo – che ha portato tutte le forze vive della metropoli a collaborare a un progetto di alto significato per il suo potenziale di cambiamento culturale positivo – non deve rimanere un episodio isolato. Il paradigma di Milano capitale della sicurezza alimentare e dello sviluppo umano e sostenibile deve diventare la vocazione della nostra area ambrosiana nei prossimi decenni. Milano ha la possibilità di divenire un laboratorio nella costruzione di una economia della conoscenza e nella creazione di imprese ad alto valore aggiunto. Questa sarà la via maestra per dare risposta a coloro che sono stati “scartati” e sono divenuti vulnerati o vulnerabili, in particolare i tanti, troppi, giovani che non studiano e non lavorano. Per includere chi è rimasto indietro, il welfare e il terzo settore hanno avuto in questi anni e dovranno avere anche nei prossimi un ruolo importante e determinante.
Di fronte al dramma dei profughi e all’estensione della guerra fino ai confini dell’Europa occorre un salto di qualità nella proposta e nella mobilitazione politica, mettendo al centro dell’agenda la conquista della pace e della libertà; l’affermazione dei diritti umani dovrà essere l’impegno internazionale della nostra area metropolitana.
Come Acli crediamo che il processo di riforme – apertosi con la costituzione delle Città metropolitane come soggetto istituzionale preposto alla governance delle questioni nevralgiche delle grandi aree urbane – evolva positivamente e in fretta dalla insufficiente situazione attuale per giungere a un nuovo assetto: più esteso, con maggiori funzioni, maggiori risorse a disposizione, più democratico e meno capoluogo centrico.
In questi anni le Acli Milanesi hanno cercato – e, sono convinto, continueranno a esserlo – protagoniste attive. E su questo ci vengono ancora in soccorso le parole di Francesco: «A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana» (Evangelii gaudium, n. 224). Ancora una volta il Pontefice ci invita ad affrontare un’altra sfida impegnativa, che vogliamo raccogliere come Acli Milanesi: attivare processi che costruiscano un popolo, partendo dai circoli, che costituiscono la spina dorsale della nostra associazione, ed estendendo la rete di “relazioni buone” (alle quali ci richiama il cardinale Scola) alle varie realtà – sia cristiane, sia laiche – che operano sui nostri territori.