Per la catechesi quaresimale di martedì 27 febbraio sul tema dell’ascolto e del dialogo in famiglia intervengono 3 giovani coppie di Melzo che raccontano la loro esperienza e chiedono alle comunità cristiane di adeguarsi ai ritmi e ai tempi familiari.
di Luisa Bove
Non capita tutti i giorni di avere una telecamera in casa. Ma Sara e Alessio Monticelli accettano volentieri questa “invadenza” e accolgono sorridenti le altre famiglie che con loro si confronteranno sul tema dell’ascolto per la catechesi quaresimale di martedì 27 febbraio intitolata “Parola, parole e famiglia”.
Le tre coppie di Melzo si ritrovano in salotto e parlano della loro esperienza, ricordano ancora con piacere l’assemblea delle famiglie organizzata in parrocchia a fine gennaio e alla quale hanno partecipato 150 persone. «La comunità cristiana», dice Gabriella, «deve rimodellarsi sulle esigenze della famiglia di oggi». Rispetto a vent’anni fa infatti le famiglie hanno «ritmi più serrati» e i genitori «tornano a casa tardi la sera».
Ma che cosa ostacola di più il dialogo tra genitori e figli? Non hanno dubbi le giovani coppie: la tv e il telefono. «Stiamo in ascolto della televisione e non dei nostri familiari», ammette Paolo. E Sara aggiunge: «Non credo sia una bella immagine per i nostri figli vederci a tavola con il telefono all’orecchio. Però succede». L’apparecchio squilla spesso intorno all’ora di cena e interrompe la comunicazione in casa.
Poi la serata prende una svolta e la discussione si sposta sulla fede comunicata ai piccoli. Sabrina, la mamma di Davide, parla di «un’esperienza bellissima» nel riscoprire la catechesi di base con suo figlio «che per la sua patologia non può parlare». Mentre Sara ricorda ancora quando ha ricevuto in dono dalle catechiste una mini Bibbia di cui diffidava, invece «ci ha fatto rileggere con gli occhi di un bambino il messaggio bello».
E se lei e Alessio sono riusciti a superare tanti momenti di difficoltà, sia di vita familiare sia di coppia, lo devono «alla fede in Gesù Cristo che non ti abbandona mai». Eppure qualche volta, dice il marito, «ci sembra che la comunità viva su un altro pianeta e non si adatti ai tempi della famiglia». E aggiunge: «I bambini ti prendono, hanno tempi e ritmi che non sempre riesci a programmare». Gabriella vorrebbe una Chiesa più «all’avanguardia», capace di «catturare l’interesse delle famiglie».
Anche Sabrina e Fabrizio di fronte alle difficoltà si aggrappano a Gesù Cristo, che è il loro «faro». E spiegano: «La Parola di Dio all’interno della famiglia ha cambiato il nostro stile di vita». Per Sara Dio è il più grande «mediatore familiare», e dice: «Noi abbiamo dovuto ricorrere a lui più di una volta, come coniugi e come genitori. E non ci ha mai deluso».