«Auguri eminenza! Tanti auguri a te»: la tradizionale melodia che accompagna sempre un pensiero augurale, cantata dal responsabile dell’Ufficio diocesano di Pastorale liturgica, accoglie nel cortile della Curia arcivescovile un cardinale Scola sorridente e un po’ sorpreso. Certo non si aspetta, l’Arcivescovo, che al termine della sessione del Consiglio episcopale milanese tutti i capi-ufficio e i dipendenti di Curia, siano lì ad attenderlo, mentre esce dalla Sala delle riunioni di piazza Fontana con i suoi più stretti collaboratori, Vescovi ausiliari e Vicari episcopali. Sì, perché l’augurio semplice – familiare vien da dire – per il suo venticinquesimo di episcopato (la data esatta sarà il 21 settembre) è una sorpresa.
All’applauso che accoglie il Cardinale seguono le parole del responsabile dell’Ufficio dei Beni culturali, che richiama le acque come “filo rosso” simbolico dell’episcopato di Scola. Da Grosseto (sua prima destinazione episcopale) che si affaccia al mare, a Roma, a Venezia col Patriarcato, fino a Milano, «terra tra le acque»: quelle, magari un poco interrate, ma esistenti, del Naviglio. E, poi, com’è ovvio, le acque del lago di Malgrate, paese natìo dell’Arcivescovo, detta «la piccola Venezia del Lago».
Prima della preghiera recitata insieme e del momento conviviale, una breve riflessione del festeggiato, che dice: «Questa è una bella sorpresa. Vi dico grazie perché, senza di voi, l’azione dell’Arcivescovo semplicemente non sarebbe possibile. Magari il vostro lavoro talvolta non è capito, quindi devo dire la mia gratitudine per questa collaborazione. Questa Diocesi domanda molto, ma dà molto, perché fa vedere la forza e la bellezza della fede del nostro popolo, che è ancora una risorsa grande e che io tocco con mano ogni volta che mi reco nelle parrocchie. Senza svalorizzare nessuno, la Chiesa ambrosiana è la spina dorsale della società ambrosiana».