Aiutare i ragazzi a stare “alla larga” dei guai e a diventare cristiani autentici. Questo l’obiettivo di «Dire fare legale», un’iniziativa nata nei tre oratori di Cesano Boscone e che coinvolge oltre 100 ragazzi del territorio con iniziative ed eventi. A rendere possibile questa preziosa esperienza sono state la passione e le competenze di tanti adulti che, a vario titolo, lavorano ogni giorno in prima linea avendo a cuore il bene comune, a cominciare da quello dei ragazzi: fare qualcosa per i più giovani e rendersi utili alla collettività.
«L’idea di questo progetto è venuta ai genitori, sulla base di una frase che avevo detto loro tempo fa: è importante essere un esempio attraente per il mondo che ci attende», racconta don Marco Cianci, responsabile della Pastorale giovanile di Cesano Boscone. Un percorso interattivo che si propone di conoscere e approfondire il tema della legalità, finalizzato prima di tutto alla prevenzione del bullismo. Ma non solo. «Nel nostro quartiere ci sono droga, violenze, rapine – spiega il sacerdote -. Anche se rispetto a qualche anno fa la realtà è notevolmente migliorata, si sente l’esigenza di partire dai piccoli per educare su questo tema».
Famiglia, amici, territorio: questi i contesti in cui hanno origine i reati con i quali hanno a che fare i ragazzi, a prescindere che ne siano spettatori, vittime o autori. Situazioni in cui il concetto di legalità è spesso soffocato prima ancora di diventare parola. Da questa constatazione nasce la necessità di iniziare a dire legalità in modo coinvolgente, per far passare questo termine dalla bocca degli adulti – rendendo partecipi anche i genitori – a quella dei ragazzi. Solo un vocabolario che comprende e usa consapevolmente la parola legalità può pronunciarla a voce alta, e in questo modo contrastarne altre, come prepotenza, bullismo, criminalità e addirittura mafia, ’ndrangheta e camorra.
«La caratteristica più importante di questo progetto è che i genitori sono protagonisti – continua don Cianci -. Da loro, infatti, è partita l’iniziativa, in base alle competenze e alle attitudini che hanno. In questo abbiamo voluto ispirarci alla Gaudium et Spes, che sottolinea l’importanza dei laici nel mondo. Essere cristiano oggi non è solo una questione di religione, ma anche di atteggiamento, di stile di vita: è importante vivere bene a tutte le età, facendo il bene secondo le proprie capacità».
Un progetto significativo soprattutto nell’Anno della fede, perché aiuta a somigliare a Cristo, uomo nuovo. Al momento del “dire” si affiancherà quello del “fare legalità”, attraverso esperienze pratiche e intense: dai campi della Protezione civile, all’incontro con la commissione Antimafia a Palazzo Marino, per portare i bisogni del territorio all’attenzione delle istituzioni. Quindi uno scambio con i detenuti di Opera, che saranno ospitati in oratorio, per poi ricambiare, in un secondo momento, la visita in carcere.
«Gli incontri in tutto saranno solo nove. Si tratta certo di un numero molto piccolo, ma, come si legge nel Vangelo di Marco, anche le briciole gettate nutrono, e magari aiutano a far venire più fame. La prospettiva infatti è quella di continuare il prossimo anno – conclude don Marco -, sempre in base alle richieste e alle iniziative che verranno proposte da parte dei genitori». In un diario on line, con di testi, foto e video, i ragazzi che parteciperanno al progetto racconteranno infine la loro esperienza da protagonisti. Per stimolare la partecipazione e il confronto è in programma anche un ciclo di “Pizzate della legalità”.