Il Convegno ecclesiale di Firenze è il convegno della Chiesa di papa Francesco, che deve affrontare sfide culturali ed emergenze umanitarie inedite, in un clima di secolarizzazione avvenuta e di individualismo radicale. La Chiesa del Sinodo sulla famiglia e dell’Anno della Misericordia. La Chiesa famiglia di famiglie, popolo dai mille volti che cammina insieme, con le sue difficoltà e anche le sue fatiche interne. La Chiesa che ha speranza, perché sa che i suoi limiti non sono l’ultima parola, e che conta sul «lieto scompiglio» dello Spirito.
«Esodo» e «sinodo», seguendo le sollecitazioni del Papa, sono stati i «punti-luce» per guidare il percorso. Uscire (dall’inerzia del «si è sempre fatto così», dai luoghi protetti dove la si pensa allo stesso modo, dai linguaggi maneggiati con sicurezza) per camminare insieme, coinvolgendo il più possibile la «concretezza vivente» della Chiesa locale, di parrocchie, associazioni, movimenti, famiglie, convergendo anche sui territori digitali per condividere esperienze e speranze. Per interrogarsi su cosa vuol dire essere umani oggi e su come far crescere in umanità il nostro tempo, a partire dalla via di amore indicata da Gesù.
Il metodo, ancor prima degli esiti, è dunque già una prima indicazione su come si può cercare di umanizzare il mondo: condividendo. Grazie al sito www.firenze2015.it e ai social (assenti nei Convegni precedenti) fin dall’inizio il cammino è stato impostato in modo dialogico: un invito a raccontare i semi di un umanesimo concreto, già in atto e la risposta delle diocesi, associazioni, movimenti. Da qui la stesura della Traccia di lavoro, che a sua volta rimanda a percorsi di rilettura, discernimento, progettazione a partire dalle “5 Vie” (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare), processi da avviare e non prodotti già pronti, semplicemente da assimilare.
Sono tante (e continuano ad arrivare) le esperienze e i contributi che diocesi, parrocchie, associazioni e movimenti hanno inviato al sito: storie di umanesimo in atto, di Vangelo vissuto, distribuite su tutta Italia. Il Convegno non è fatto solo dai delegati, ma da tutta la Chiesa, che racconta il proprio modo di affrontare le sfide del presente: non difendendosi, ritirandosi nei territori protetti – pochi, ormai -, ma uscendo verso la realtà, soprattutto dove è più dura, e abitando le situazioni, anche le più critiche, in modo originale, solidale, aperto all’azione trasfigurante della grazia. Storie in cui si annuncia con la testimonianza e si educa non solo con le parole, ma con la vita. Storie semplici, ancorate alla dimensione locale e tuttavia non chiuse nel loro «particolare». La concretezza non è un limite, bensì una componente essenziale dell’annuncio, che dona valore «esemplare». Questa è già una risposta all’invito di papa Francesco in Evangelii Gaudium 223: «Iniziare processi… privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino».
Nessuna pretesa di risolvere i problemi, ma uno «stare accanto» che trova energia nella condivisione e nella luce della Parola. La consapevolezza del limite non diventa un alibi alla rassegnazione, mentre il radicamento nella concretezza previene il rischio di un moralismo a buon prezzo.
La via scelta dal Convegno di Firenze non è dunque partire dal «dover essere», fatto di chiarezza e distinzioni, ma riconoscere che dobbiamo imparare, insieme, a leggere i segni dei tempi. E l’umanesimo in Gesù è un umanesimo della contribuzione: tutti, ma proprio tutti, hanno qualcosa da dare! L’evangelica moneta della vedova è la base del nostro «capitale di umanesimo».
Se frammentazione e perdita del senso sono tra le cause della crisi dell’umano, la via da seguire è quella indicata da papa Francesco nella Laudato si’: tutto è connesso (LS16). Non si possono affrontare tante emergenze e sfide senza riconoscere che le questioni sono intrecciate e che le soluzioni settoriali hanno fatto il loro tempo. Ma anche che non si può richiamare la via di amore di Gesù senza parlare il linguaggio della misericordia.
Concretezza, contribuzione, alleanza, misericordia sono parole chiave del nuovo umanesimo. Un umanesimo «integrato e integrante» (LS 141), nel segno dell’amore. Per questo il Convegno di Firenze non terminerà a Firenze. Se il con-venire è già iniziato, il problema del “dopo”-Convegno, che nelle edizioni precedenti non ha trovato soluzioni soddisfacenti, può essere affrontato diversamente proprio grazie al sito: un “archivio del presente” che sarà aggiornato; un territorio, pieno di contenuti molto reali, su cui continuare a incontrarsi per condividere il cammino messo in moto e farsi lievito di nuove esperienze e promotori di nuove alleanze; il racconto, da condividere, di quell’umanesimo già in atto e da riconoscere, coltivare, far fiorire, perché diventi contagioso.