È un popolo numeroso, quello dei preti anziani, la cui qualità della vita, umana e spirituale, sta molto a cuore alla Diocesi. Già in anni recenti le Chiese lombarde hanno scattato una “fotografia” interessante sulle condizioni globali del clero da cui sono emersi anche dati incoraggianti. Tenendo conto che in generale oggi si vive più a lungo, questo aspetto va tenuto in considerazione anche per chi, come i sacerdoti, spende tanti anni nel ministero e poi si trova ad affrontare ancora una tappa dell’esistenza, magari in contesti differenti e nuovi, reiventandosi un ruolo e riscoprendo una propria identità.
Impegnati in prima linea nell’accompagnamento ai preti anziani sono il Vicariato per la formazione permanente del clero, in particolare per quanto riguarda il percorso spirituale dei preti ambrosiani, e la Fondazione opera aiuto fraterno per gli aspetti legati alle condizioni di salute in senso globale. Ed è pensando ai sacerdoti dai 70 anni in su che che questi due enti, lavorando in sinergia, promuovono nel corso dell’anno iniziative comuni. La prossima sarà la settimana residenziale che si terrà dal 3 al 7 giugno presso la casa per ritiri spirituali dei Padri Barnabiti a Eupilio dal titolo “Il Concilio Vaticano II: semi, germogli, frutti nella Chiesa di oggi”.
Questo appuntamento rientra tra le occasioni di incontro e confronto a tema, ma anche di fraternità condivisa. Poter trascorrere insieme cinque giorni, scanditi da preghiera, riflessione, pranzi, momenti di tempo libero, è una ricchezza per chi vive il resto dell’anno in contesti più poveri di relazioni o meno stimolanti. L’appartenenza al presbiterio passa attraverso appuntamenti come questi, preparati dai responsabili e condivisi da quanti accettano l’invito e decidono di viverli mettendosi in gioco in prima persona.
Non va dimenticato che un prete, dopo i 75 anni, pur avendo concluso il suo mandato di parroco o di altro, non smette di vivere la sua ministerialità: la vocazione quindi va sempre alimentata e arricchita nel rispetto nelle diverse stagioni della vita. La formazione, però, non può essere lasciata al singolo sacerdote, per quanto bravo e intraprendente, ma va nutrita anche attraverso una dimensione comunitaria che rende più ricca l’esperienza e fraterna la comunicazione. A volte anche scoprire alcuni limiti dell’età avanzata e condividerli con i confratelli aiuta a ridimensionarli o ad accettarli con maggior serenità, grazie anche a una condivisione.
È importante ridurre il rischio di solitudine o il senso di inutilità che un sacerdote può percepire lasciando il suo ultimo incarico. Spesso anche dopo il pensionamento i sacerdoti possono spendere ancora tempo ed energie in altri piccoli compiti pastorali e scoprire nuovi compagni di strada nei confratelli che sullo stesso territorio esercitano qualche altro ministero.